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Cultura

Suvorov: il generale russo che liberò Torino dai francesi

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il 26 maggio 1799: l’esercito austro-russo guidato dal generalissimo russo Suvorov fa il suo ingresso in Torino , sconfiggendo  il presidio francese che la difendeva.  La storia di quel periodo è stata quasi dimenticata, forse volutamente, dalla storiografia. Negli anni dal 1796 al 1798  i due sovrani Vittorio Amedeo III e  Carlo Emanuele IV persero la sovranità su tutte le loro terre in favore dei francesi.

Aleksandr Vasil’evi? Suvorov è considerato uno dei più grandi generali russi, famoso come uno dei pochi a non essere mai stato sconfitto in una battaglia campale. A lui è dedicato un museo di storia militare a San Pietroburgo,

La campagna italiana di Suvorov si svolse tra l’aprile e il settembre 1799 alla guida dell’esercito russo-austriaco che aveva l’obiettivo di liberare dai francesi la Svizzera e l’Italia del nord. In pochi mesi, Suvorov arrivò alle porte di Torino.

Parallelamente ci fu una insurrezione della popolazione delle campagne piemontesi che passerà alla storia come l’ordinata massa cristiana  guidata da Branda Lucioni, maggiore dell’esercito imperiale austriaco, che partecipò alla presa di Torino ed ebbe un ruolo decisivo nella liberazione della città che il 26 maggio 1799 accoglieva Suvorov con una vera festa di popolo.

Mentre i genieri gettavano i ponti sul fiume per un nuovo attraversamento, Suvorov venne raggiunto dalla notizia che le truppe di Moreau avevano lasciato Alessandria e vi spedì una divisione per occuparla e assediarne la fortezza ancora presidiata. A questo punto Suvorov era perplesso dalle continue “sparizioni” sotto i suoi occhi delle truppe francesi e della sua incapacità di prevedere le loro mosse: nonostante avesse a sua disposizione un gran numero di cavalieri ed esploratori, infatti, non fu mai in grado di costituire un efficace servizio di spionaggio. Ciò fu dovuto in parte alla scarsa conoscenza del territorio da parte dei cosacchi e alla loro difficoltà d’interagire con le popolazioni locali, in parte alla inettitudine di molti ufficiali russi, che non predisponevano adeguate ricognizioni, per cui i francesi riuscivano spesso ad allontanarsi indisturbati; infine l’abitudine dello stesso Suvorov di prendere per affidabile ogni semplice voce, sprecando tempo e risorse, complicava ulteriormente la situazione.

Il 22 maggio i ponti furono pronti e, basandosi comunque sulle informazioni disponibili sui francesi, il generale russo continuò il suo avvicinamento a Torino, sotto le cui mura giunsero per primi il 26 Bagration e Vukassovich, senza incontrare alcuna resistenza perché Moreau aveva ripiegato su Cuneo. La guarnigione francese contava su 3.400 uomini al comando del generale Pasquale Antonio Fiorella, soverchiata da forze dieci volte superiori e fortemente invisa alla popolazione. Gli alleati ne chiesero la resa incondizionata ma Fiorella rifiutò, disponendosi a resistere fino all’ultimo uomo. Si prepararono quindi a predisporre su un’altura vicina le batterie per bombardare la città, mentre Vukassovich la notte del 27 attaccò con i cannoni la “Porta di Po”. Fu però risolutivo l’intervento dei cittadini insorti in armi, che la stessa notte attaccarono i francesi di guardia al sito e aprirono festosamente la porta agli alleati. L’evento si ripeté alla “Porta di Palazzo” e la città fu presa con facilità. Gli alleati s’impadronirono di 384 cannoni, 20.000 moschetti e grandi quantità di polvere da sparo. Suvorov fece il suo ingresso nella città alle 15:00, ricevendo acclamazioni per sé e per gli imperatori Paolo I e Francesco II.

Il generale Fiorella conservava ancora il possesso della cittadella fortificata e, per rappresaglia contro la popolazione, ordinò di cannoneggiare la città, cessando solo dopo la promessa che la guarnigione non sarebbe stata attaccata. Il 18 giugno però gli alleati la presero d’assalto sotto un intenso fuoco di artiglieria e, fattisi strada attraverso due brecce nella fortificazione, il 19 lo costrinsero a capitolare.

 

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