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G3, le leggende della chitarra infiammano il GruVillage

Redazione Quotidiano Piemontese

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Serata all’insegna del grande hard rock, quella di ieri al GruVillage per gli amanti della chitarra e dei virtuosismi. Infatti a distanza di quattro anni dall’ultimo concerto italiano, i G3 sono ritornati con una nuova line-up. Uno dei maestri della chitarra elettrica Joe Satriani ha infatti riunito un terzetto di eccezione con Steve Vai e The Aristocrats.

La sigla G3 riunisce dal 1995, Joe Satriani e alcuni dei più grandi chitarristi del mondo. In circa vent’anni si sono aggregati al progetto tutti i più grandi virtuosi di questa disciplina, come Steve Morse (Deep Purple), Eric Johnson, Steve Lukather (Toto), Yngwie Malmsteen, John Petrucci (Dream Theater) e molti altri, oltre ovviamente a Steve Vai, suo storico allievo e artista della chitarra elettrica.

La ricerca di Joe è mirata ad un gruppo, dove tecnica e supremazia stilistica dello strumento siano importanti, ma unite, pur nella loro diversità, da una affinità comune. Non solo tecnica estrema, ma anche molta melodia e passione.

Molto attivo Satriani, Giuseppe come lo acclamerà il pubblico alla fine, è stato in Italia di recente con il suo nuovo tour solista, mentre Steve Vai, celebra sul palco il venticinquesimo compleanno di una pietra miliare del genere, l’album “Passion And Warfare”, ancora adesso acclamato dai fan. Assieme a questi due veri guitar heroes ci saranno The Aristocrats, band formata dai virtuosi Guthrie Govan (chitarra), Marco Minnemann (batteria), e Bryan Beller (basso), fenomenale trio di rock/fusion, ricercatissimo sulla scena mondiale, da quando nel 2015 hanno pubblicato l’album live “Culture Clash Live” e successivamente il lavoro in studio “Tres Caballeros”.

Il concerto ha visto la solita compatta organizzazione con una set list composta da mini show dei singoli artisti, per poi concludersi in una fantastica jam session, con alcune delle migliori cover di brani della storia dell’hard rock.

L’apertura è ad opera di The Aristocrats che scaldano il pubblico con il loro sapiente mix di hard rock e fusion, ma è con Steve Vai che il concerto prende quota. Salito sul palco con uno smanicato bianco, occhiali con raggi laser e la sua Ibanez con la tastiera illuminata, ruba subito la scena con “Bad Horsie”, un inizio strepitoso, carico di energia e intensità, bene evidente nelle espressioni del chitarrista Italo-americano (ha nonni originari nella provincia di Pavia), sempre tirato, sofferente, in perenne e precario equilibrio tra amore e sofferenza con la sua chitarra. Sembra un marziano Steve, sbarcato sul pianeta GruVillage, ma armato della sua fida Ibanez che lo protegge da tutto. Nulla di più di evidente in “For the love of god” dove la sua esibizione raggiunge l’apice, un pezzo ormai storico del suo sterminato repertorio, contenuto in “Passion and Warfare”, quello che è considerato il suo capolavoro e di cui ricorre il venticinquennale. Nota di merito per la compattissima band che lo accompagna, rendendo lo show pieno e completo, con Philip Bynoe al basso, Jeremy Colson alla batteria e Dave Weiner alla chitarra e tastiere.

Non si fa in tempo a rendersi conto della bellezza e dell’energia che dopo un rapido cambio palco sale sul palco Joe Satriani, classe 1956, vero master tra tutti i guitar heroes, con lui i due componenti dei The Aristocrats, Beller e Minneman insieme ad un grande Mike Keneally alla tastiera e chitarre. Più comunicativo di Steve, ha aizzato il pubblico e chiacchierato molto, coadiuvato dalla sua maestria e dalla sua grande simpatia. Note cristalline e suoni dall’originalità unica, che ne hanno fatto uno dei grandissimi di questo strumento, apprezzato e idolatrato in tutto il mondo. Davvero immancabili alcuni suoi grandi classici, da “Flying in A Blue Dream”, un vero volo in un sogno attraverso la sua sei corde a “Always with me, always with you”, pura poesia declamata dalle note di una sei corde e va ascoltata a lungo, in silenzio e ad occhi chiusi. Ma è anche il suo ultimo lavoro Shockwave Supernova, carico di energia ed pathos, uscito nel 2015 che occupa buona parte della sua performance. Satch Boogie, altro classico da quel capolavoro di album che è “Surfing with the alien”,è il rovescio della medaglia, boogie rock all’ennesima potenza, con lui si può tutto. Fisico asciutto, classici occhialoni neri, è lui il vero alieno con cui surfare. 60 anni compiuti e ancora un’energia inesauribile da riversare sui suoi fan. Un’ora davvero che vola via veloce prima che sul palco salgano di nuovo i The Aristocrats e rimanga Mike Keneally, che canterà sulle note di grandi classici della storia del rock, la cui apertura spetta ad una indemoniata versione di “Message in a bottle” dei Police, “Smells like teen spirit” dei Nirvana e una partecipatissima “Rockin’ in the free world” di Neil Young a chiudere una serata epica, con oltre tre ore mezza di musica che non ha scontentato davvero nessuno.

Alieni o dei della chitarra, ieri sera sono passati da qui e noi abbiamo ancora le note che girano nelle orecchie. Grazie a Radar, Adfarm&Chicas, Gruvillage.

Il report e le foto sono di Paolo PAVAN/QP

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