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Cultura

Dal 9 marzo al 9 settembre a Torino “Anche le statue muoiono”

Redazione Quotidiano Piemontese

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Un progetto comune che prevede la collaborazione tra il Museo Egizio, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, i Musei Reali e il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino. Dal 9 marzo al 9 settembre a Torino apre i battenti “Anche le statue muoiono” , un progetto espositivo che invita alla ri?essione sull’importanza del patrimonio culturale, creando un ?lo capace di unire tre prestigiose sedi espositive e i reperti del passato con opere contemporanee.

Quattro istituzioni danno vita a un coro di voci che ripercorre il tema attualissimo della vulnerabilità, della distruzione sistematica e consapevole del patrimonio culturale, sottolineando contestualmente l’importanza della sua conservazione e protezione.

La mostra, articolata su tre sedi – Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musei Reali – mutua il proprio titolo da un documentario del 1953 realizzato dal regista francese Alain Resnais e si serve, come immagine guida, del dettaglio di una fotografia in bianco e nero di Mimmo Jodice (tratta dall’opera “Anamnesi”) che mostra il volto di pietra di una statua vittima del tempo e della storia.

Progetto

Il progetto scientifico ruota attorno a tre temi principali: quello della distruzione e del saccheggio analizza in modo diacronico le motivazioni che hanno spinto gli uomini alla distruzione del patrimonio artistico e archeologico nel tentativo di mistificazione dell’identità altrui, di dispersione e annichilimento della memoria dei popoli. Il secondo tema è il potere delle immagini, mai soltanto semplici segni grafici, ma portatrici di innumerevoli significati e spesso strumento del potere. Terzo e ultimo tema è il ruolo dei musei: considerati istituzioni in bilico tra il principio di conservazione/protezione e l’attività di appropriazione,“predatori” di patrimoni e custodi di reperti altrimenti esposti al rischio della distruzione e dell’oblio. Simboli dell’Europa coloniale, oggi i musei sono chiamati a rivalutare e ricostruire il loro ruolo di narratori della cultura, facendo luce sul racconto biografico dell’oggetto mostrato al pubblico.

La mostra sollecita l’urgenza di alcune domande: qual è il ruolo di un patrimonio storico-artistico nei processi di costruzione dell’identità culturale di un popolo? Quali sono gli effetti di una devastazione così estrema sul senso di appartenenza, sull’idea di tradizione e condivisione, sulla possibilità di concepirsi come un insieme? Su quali basi si può costruire un futuro, se le tracce del proprio passato sono state sistematicamente obliterate? Come si può concepire un’idea di riparazione, di riconciliazione?

L’esposizione tenta di rispondere a queste domande attraverso il dialogo tra reperti antichi e opere di artisti contemporanei, molti dei quali originari di Paesi in cui i conflitti hanno messo a rischio e talvolta distrutto il patrimonio, come, a titolo esemplificativo Iraq, Iran e Libano.

Il Museo Egizio con “Anche le statue muoiono” si apre per la prima volta all’arte contemporanea ospitando l’esposizione nella sala mostre dedicata a Khaled al-Asaad, barbaramente ucciso dall’Isis, nel tentativo di difendere il sito archeologico di Palmira di cui era direttore da oltre 30 anni. Nove artisti contemporanei dialogano, attraverso le loro opere – installazioni, video, fotografie – con reperti millenari. Il percorso inizia con un suggestivo incontro tra sguardi: quelli dei nove volti fotografati da Mimmo Jodice e quelli spezzati dei governatori di Qau el-Kebir (1900 – 1850 a.C). Un importante momento di riflessione sul ruolo dei Musei è affidato a opere quali quelle di Ali Cherri, Liz Glynn e Kader Attia. Una sala dell’esposizione è dedicata alle fotografie prodotte dal CRAST a Ninive: il Centro di Ricerche torinese ha documentato per l’ultima volta – prima che fosse completamente raso al suolo – la bellezza del ‘Palazzo senza Eguali’ di Sennacherib.

Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo si indaga sul presente, riflettendo sui temi del museo, dell’archeologia, del colonialismo, dell’identità nazionale e delle relazioni tra culture. Al centro della mostra, le sedici teche museali di Kader Attia, vuote e con i vetri infranti, invitano lo spettatore a riflettere sui diversi modi in cui i reperti museali sono stati oltraggiati. Le medesime tematiche, variamente declinate, sono riprese dagli artisti Mark Manders, Simon Wachsmuth e Lamia Joreige.  Due reperti provenienti dalle collezioni del Museo Egizio mostrano i segni della violenza di cui sono state vittime nel lontano passato.

I Musei Reali propongono una riflessione con l’esposizione di reperti archeologici e opere d’arte: dai rilievi assiri, all’arte cipriota e romana fino alla pittura di Rogier van der Weyden. Il percorso si intreccia con l’arte contemporanea attraverso la spettacolare installazione di Mariana Castillo Deball, nel centralissimo Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale, e le riprese filmiche della recente attività di ricerca e di recupero attuata dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino in Iraq.

Storie di reimpieghi, distruzioni o saccheggi, ma anche nuovi contesti di forma e di significato, identità perdute, smembramenti e lunghi viaggi: uno scenario attuale sulle logiche di mercato che, ieri come oggi, hanno regolato l’ingresso dei beni culturali nelle grandi raccolte dinastiche prima e nelle collezioni dei più noti musei occidentali poi.

 

“Anche le statue muoiono” si fonda sulla convinzione della capacità dell’arte di generare nuovi discorsi, ponendosi un duplice obiettivo: informare e mostrare al pubblico il risultato delle recenti e violente distruzioni che hanno travolto il patrimonio artistico e culturale di molti Paesi; ma anche sensibilizzare perché è solo attraverso la conoscenza dei beni culturali che si può giungere a un’attenta tutela del patrimonio, eredità e memoria da tramandare e proteggere.

L’esposizione si inscrive nel programma dell’Anno Europeo del Patrimonio 2018 i cui temi saranno approfonditi all’interno di un convegno internazionale che coinvolgerà studiosi ed esperti delle diverse discipline che, proprio a partire dall’esposizione, svilupperanno le molteplici suggestioni che gravitano intorno alla vulnerabilità e alla distruzione dei tesori dell’arte, alla necessità e all’importanza di un’attenta opera di protezione e conservazione del patrimonio culturale.

 

 

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