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Cultura

Mientras duermes, thriller spagnolo senza un attimo di respiro

Davide Mazzocco

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Il thriller iberico è un genere che convince sempre di più e il suo principale interprete ha la faccia ruvida e lo sguardo ipercigliuto di Luis Tosar. Lo avevamo già visto nell’apprezzabile Cella 211, in Mientras duermes  di Jaume Balagueró è assolutamente superlativo. Il suo personaggio è César, portiere di un condominio di Barcellona. Quarantenne scapolo, vive con la madre malata che va quotidianamente a trovare all’ospedale. Per i condomini non esiste, se non come “strumento” per mantenere l’ordine dei loro grandi appartamenti borghesi. In questo vuoto fisico, nella sua solitudine e nell’incapacità di essere felice, César cova un piano: annichilire la felicità altrui in modo da non sentirsi più solo. Le strategie e le modalità con le quali tenterà di raggiungere il suo scopo sono quanto di più diabolico si possa immaginare e il regista Jaume Balagueró dimostra una grande disinvoltura nella costruzione narrativa: “Ho deciso che questa storia sarebbe stata alla base del mio film perché per me rappresentava una sfida: giocare con la suspense nei confronti sia della vittima sia del suo carnefice. Ciò che mi affascinava veramente di questa trama era il fatto che fosse essenzialmente una fiaba (un personaggio crudele e mostruoso in attesa di una vittima pura e innocente) riformulata per un pubblico adulto e molto, molto malvagia”.

In questa architettura perfetta (il finale è da dieci e lode!) Tosar si muove con la disinvoltura di un attore ormai all’apice della carriera. Il suo César da un Travis Bickle qualunque si trasforma, sequenza dopo sequenza, nell’incarnazione del male assoluto. E parafrasando il connazionale Francisco Goya “il sonno della felicità genera mostri”.  

 

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