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Ambiente

Ortobello, l’orto dove crescono le storie

Davide Mazzocco

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Sono 32 i minuti di Ortobello. Primo concorso di bellezza per orti di Marco Landini e Gianluca Marcon, in concorso nella sezione documentari italiani. Un piccolo gioiello tutto girato nello stretto recinto della Casa del Gufo, un centro sociale per anziani di Savena, paese alle porte di Bologna. Il pretesto del concorso è per Landini e Marcon la chiave per accedere alle storie di questi ortolani per caso che per mille diverse ragioni vangano, potano, aspettano e raccolgono perpetuando nell’età solitamente dedicata al riposo le fatiche della loro vita professionale. C’è Peppino che ha ottantaquattro anni, Guido, camionista novantenne che approfitta dell’orto per fumare di nascosto dalla moglie, Luciano, il grande favorito per il perfezionismo elvetico con cui semina e raccoglie. C’è chi coltiva l’orto per non stare tutto il giorno al bar e chi coltiva per dimenticare un figlio scomparso troppo presto, perché come dice qualcun altro “all’orto bisogna dargli da mangiare come mangi tu”.

Ma dietro i motivi di questa passione ci sono storie di assuefazione alla fatica, echi della seconda guerra mondiale, del lavoro sulle strade, negli altoforni. “Nella guerra si era tutti partigiani: sia chi restava qui a coltivare la campagna, sia chi andava sui monti armato”. Poi la premiazione. Un finale stupendo nel quale mentre scorre l’audio della proclamazione del podio di Ortobello in video si susseguono i volti dei protagonisti senza che si veda chi ha vinto. Perché l’importante è stato partecipare. Anzi, partecipare e raccogliere.

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