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SPECIALE NUCLEARE QP. I fisici Fiorentini e Troiani: “Centrali attuali molto più sicure”

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Se anche l’imperatore giapponese Akihito ha sentito l’esigenza – ieri – di mostrarsi in televisione per dirsi “profondamente preoccupato per la crisi in atto alla centrale nucleare di Fukushima”, aggiungendo di “pregare per la sicurezza di tante persone”, non è certo un buon segnale. Mentre il Giappone lotta per contenere il disastro causato dall’accoppiata terremoto-tsunami (si parla di più di 12.400 tra morti e dispersi), il mondo si interroga sull’energia nucleare e sugli effetti che la tragedia nipponica avrà sugli sviluppi futuri del discorso nucleare. Uno degli argomenti principali resta quello della sicurezza delle nuove centrali, quelle, per intenderci, di “terza generazione”.

GENERAZIONI A CONFRONTO. “È come paragonare una Fiat 500 del 1960 con una del 2011: ovviamente la seconda è molto più sicura”: usa una metafora automobilistica Giovanni Fiorentini, professore di Fisica nucleare all’Università di Ferrara e direttore dei Laboratori di Legnaro dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, intervistato da Quotidiano Piemontese. “Si impara sempre sbagliando: se la centrale Fukushima 1 è una pentola d’acciaio con all’interno il combustibile nucleare e intorno una struttura di cemento irrobustito, i reattori della generazione successiva hanno un ulteriore schermo di acciaio inossidabile e ancora un altro di calcestruzzo. Oltre ad avere non una – come nel caso giapponese – ma più piscine per il raffreddamento. La sicurezza è proprio uno dei motivi per cui gli impianti nucleari moderni sono così costosi”. Certo, “il problema delle scorie – aggiunge Fiorentini – resta: ma per quanto riguarda le probabilità di prevenire incidenti le centrali di terza generazione sono un’altra cosa rispetto al modello Fukushima”. Poi c’è il sogno “quarta generazione”, che promette di riciclare in assoluta sicurezza perfino gli attuali detriti radioattivi: “Ma finora quel tipo di centrali restano in un libro dei desideri, meglio concentrarsi sul presente”.

“Difesa in profondità”. È questo un altro dei segreti delle nuove centrali, spiega a Quotidiano Piemontese Francesco Troiani, coordinatore delle ricerca nucleare dell’Enea: “L’impianto di Fukushima è stata costruito alla fine degli anni ’70 e dunque progettato decenni prima: è ovvio che una centrale oggi ha dei sistemi di progettazione molto più sicuri: la difesa in profondità si basa su sistemi ingegneristici attivi e passivi che in maniera automatica possono portare il reattore fino allo spegnimento in condizioni di sicurezza, con garanzia di contenimento della radioattività in ogni fase”. Un altro concetto chiave è quello della “ridondanza di sistema”, ovvero più mezzi per svolgere una determinata funzione: “In questo modo un guasto in una centrale di terza generazione può verificarsi solo in conseguenza del guasto contemporaneo di tutti questi mezzi”.

LA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO. Il governo non intende costruire centrali nucleari nelle Regioni che rifiuteranno di ospitarle. Parola del sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Stefano Saglia, intervenuto nel corso della seduta delle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera svoltasi nella serata di lunedì 15 marzo, che aveva in oggetto proprio il decreto legislativo 31 sul programma nucleare. Il sottosegretario – si legge nel resoconto della seduta – ha ribadito “come non si potranno realizzare le centrali nelle regioni che si esprimeranno negativamente sulla localizzazione degli impianti e che il programma energetico nucleare non potrà essere realizzato in assenza di una totale condivisione delle comunità territoriali coinvolte”.

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