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Cronaca

Novara, dopo un anno gli assassini di Ettore Marcoli hanno finalmente un nome

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Sembrerebbe risolto il giallo dell’imprenditore Ettore Marcoli ucciso nella sua azienda a Romentino, in provincia di Novara, il 20 gennaio 2010. I carabinieri hanno arrestato cinque persone che a diverso titolo sono accusate di esser coinvolte nell’omicidio: Francesco Gurgone, 24 anni, originario di Cameni, sarebbe il mandante, mentre Vincenzo Fagone e Andrea Mattiolo avrebbero fatto parte del terzetto omicida, insieme a Tancredi Bezzi che avrebbe procurato le armi. All’appello mancherebbe però l’autore materiale del gesto, Giuseppe Lauretta, che secondo la procura sarebbe latitante all’estero.

Gli investigatori hanno stretto il cerchio sul gruppo partendo dagli accertamenti scientifici su un’arma. L’autopsia su Marcoli accertò che il giovane manager venne assassinato con due colpi esplosi a distanza ravvicinata con un fucile a canne corte, forse una lupara. I primi accertamenti indicarono la presenza di un complice all’esterno della cava, che fu teatro del delitto.

L’OMICIDIO. La famiglia Marcoli è una famiglia molto nota a Novara; alla loro impresa si devono opere come l’ultimo lotto della tangenziale e la parte dell’autostrada Voltri-Sempione intorno a Gattico. Ettore Marcoli è stato ucciso il 20 gennaio 2010 intorno alle 18.30, mentre era alla sua scrivania nell’ufficio che si era ricavato nella cava in via Torre Mandelli a Romentino, piccolo paese distante da Novara circa una decina di chilometri. Chi lo ha ucciso – erano in due – è entrato nella cava passando dall’ingresso riservato ai dipendenti nella palazzina del custode e una volta raggiunto l’ufficio di Marcoli ha sparato due colpi di pistola per poi fuggire su una Panda, ritrovata poi a circa un chilometro di distanza con la serratura forzata. La Marcoli era da tempo, ben prima del delitto, un’impresa in crisi, molto lontana dai fasti degli anni Novanta. Ultimamente era stata smembrata in due aziende: la Mecs (Marcoli Ettore Costruzioni) e la Romentino Inerti nella cui sede si è consumato il delitto.

IL MANDANTE. “Operava con metodi paramafiosi”: è questa l’espressione con cui il procuratore capo Francesco Saluzzo ha usato nel dipingere il modus operandi di Francesco Gurgone, il presunto mandante dell’omicidio di Ettore Marcoli. Era solito minacciare i colleghi della concorrenza, a cui solitamente doveva dei soldi, per passare dalla “parte della ragione usando metodi violenti” e facendosi anche prestare mezzi e uomini. Insomma, voleva farsi strada e diventare il “punto di riferimento” sul territorio. Per quanto riguarda le armi – tutte da caccia e di proprietà di Tancredi Brezzi – erano sotto sequestro da tempo, ma agli investigatori mancavano dei dettagli per collegarle direttamente alla vicenda. Non era bastata, infatti, la perquisizione di casa Bezzi disposta tempo fa.

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