Seguici su

Cultura

Greater Torino: l’arte contemporanea parla la lingua della città

Redazione Quotidiano Piemontese

Pubblicato

il

Torino si allarga, diventa più grande con Greater Torino, mostra di arte contemporanea inaugurata alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dedicata a due giovani artisti: Ludovica Carbotta e Manuele Cerutti. Basta il titolo per raccontare lo spirito del progetto: l’esposizione (che rientra in un ciclo pluriennale iniziato nel 2010) vuole ampliare gli orizzonti, far spazio a nuove proposte e permettere ad artisti emergenti di integrarsi nello scenario dell’arte contemporanea italiana e internazionale. Non a caso Greater Torino si svolge in concomitanza con Modernikon, mostra dedicata alla Russia e capace di richiamare in Fondazione un nutrito pubblico di appassionati, critici o semplici curiosi: in questo modo si cerca di mettere in luce il lavoro dei giovani e favorire la circolazione delle idee tra le diverse generazioni.

Carbotta e Cerutti sono Torinesi e si sono formati all’Accademia Albertina di Belle Arti. Entrambi interrogano e mettono in discussione lo sguardo dello spettatore, anche se in modi molto diversi. Le sculture di Carbotta riflettono sull’elemento urbano facendo emerge un rapporto plurimo con Torino e con le sue tante facce. A volte l’artista sceglie di eclissarsi, diventando parte del tessuto cittadino, come quando cammina per strada con la telecamera e cerca di non proiettare mai la propria ombra: il risultato è un video di un’ora che documenta elementi minimi della città. In altri casi, invece, la scultrice vuole registrare anche le tracce effimere del suo passaggio, come le impronte, oppure riportare verticalmente le imperfezioni del marciapiede in un’opera di cartone che idealmente potrebbe non avere fine. Uno sguardo singolare il suo, che diventa tangibile in Costruttore di mondi molto simili al nostro, una strana macchina fotografica per ricreare scenari urbani. In quest’opera Carbotta ha usato la tecnica dello spolvero: all’interno della “scatola magica”, la polvere di alcuni palazzi tra via Cavour e via Giolitti, sospinta dal vento, è passata attraverso una mascherina ed è andata a depositarsi su una superficie di intonaco bianco. Una specie di affresco, dunque, ma un affresco automatico, meccanizzato.

Diverso è il discorso per Cerutti, che include nei suoi quadri ampie porzioni di paesaggio naturale. Enigmatici, come abitati da presenze oscure e ancestrali, i dipinti di questo giovane artista spesso pongono davanti all’osservatore figure di “riguardanti” (cioè di persone che a loro volta osservano), creando un gioco di prospettive. Centrale è il tema della pietra, una ricorrenza presente in diverse opere. Può essere fonte di energia da cui le immagini scaturiscono, ma anche (e a volte contemporaneamente) immagine di aridità. E’ quanto accade in Thirst (sete): due Narcisi si chinano, come per bere, su uno specchio d’acqua, che però è prosciugato, mentre l’attenzione dello spettatore è catturata da una pietra sul fondo.

Greater Torino è aperta fino all’8 maggio.

Fondazione Sandretto Re Rebaudengo: via Modane 16, Torino

Biglietti: intero 5 €, ridotto 3 €, gruppi 4 €

Info: www.fsrr.org

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese