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Cultura

Marinai, profeti e balene, al Teatro Regio sbarcano i poemi del navigante Capossela

Davide Mazzocco

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L’album è uscito il 26 aprile, la tournée è cominciata ventiquattrore dopo. L’irrequietezza e la febbrilità fanno parte del dna di Vinicio Capossela che si esibisce lunedì 16 maggio al Teatro Regio di Torino  per presentare il suo nuovo lavoro dal titolo melvilliano Marinai, profeti e balene. Un’opera titanica con le dimensioni di un Moby dick musicale: diciannove canzoni per un totale di 86 minuti. Come in un viaggio magellanesco intorno al globo terracqueo, il cantautore irpino lanciato da Francesco Guccini mette insieme le percussioni indonesiane gamelan e il persiano santur, la viola d’amore barocca e il sovietico theremin (il primo strumento elettronico innventato in Urss due anni dopo la Rivoluzione d’ottobre), la sega musicale e l’ondioline. Antropologo di nuove sonorità cullato dai flutti sulle sponde dei cinque continenti Capossela rinnova il suo tarantolato pop-folk-jazz venato di tango e di certe atmosfere etiliche a metà strada fra Fred Buscaglione e Tom Waits con una ciurma di cori: quelli dei Drunk Sailors e delle voci bianche dei Mitici Angioletti, quelli ancestrali delle donne sarde degli Actores Alidos, quelli classici del Coro degli Apocrifi e quelli swing delle Sorelle Marinetti. I “marinai” che accompagnano Capossela su questa nave sono quelli di sempre, Vincenzo Vasi, Alessandro Asso Stefana, Jimmy Villotti, Ares Tavolazzi e Antonio Marangolo, con guest star illustri come il chitarrista Marc Ribot, Greg Cohen, Mauro Refosco, alcuni solisti della Scala di Milano, Daniel Melingo, i cabo San Roque e Psarantonis, leggenda vivente della musica cretese.

Il suo concept album marinaresco, come certi film disordinati e magnifici di Orson Welles, ha preso forma fra Ischia, Berlino, Creta e Milano. Una produzione ciclopica per questo genio dalla scrittura e dalle sonorità stracolme di citazioni. Nulla che gli assomigli nel panorama nostrano: forse il Bennato degli anni Settanta, quello de Il gatto e la volpe, cantautore di più facile lettura però e con musicalità decisamente più omogenee, ascrivibili a certe idee dylaniane di racconto. Lui no. La dimensione marina ne descrive bene l’ondivaga ispirazione. Si prenda, per esempio, L’oceano oilalà, una ballata bretone con i cori dei marinai alticci in cui il soggetto in questione – l’oceano, appunto – è un tipo scontroso. Oppure si ascolti Dimmi Tiresia che con l’andamento di placide onde marine accompagna in un mondo di mitologia, speranze e fatalità. E ancora La bianchezza della balena che atterrisce e affascina come una fiaba per adulti dove cori, pianoforte e archi accompagnano un “parlato” romantico e spiazzante in cui la paura non è nera ma bianca, perché bianca è la balena. Ma poi è bene non spiegare troppo i poeti, è sempre meglio che rimangano impressioni poiché “le impressioni emozionano. È inutile conoscere: molto meglio supporre”. Così parlò Vinicio.

Teatro Regio, lunedì 16 maggio ore 21. Biglietti: 58, 46 e 35 euro. Info: www.ticketone.it

 

 

 

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