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Piemonte

La riflessione del centrosinistra: vincente se non si snatura, perdente se guarda troppo al centro

Redazione Quotidiano Piemontese

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Un buon bicchiere di bollicine per festeggiare va bene, ma occhio a non sbronzarsi. Il centrosinistra – non solo a Torino e in Piemonte – può finalmente sorridere, un sorriso che sa di liberazione. Senza dimenticare la prospettiva: è stata vinta una battaglia, ma la guerra è ancora lunga, lunghissima, soprattutto a livello nazionale. E allora facciamo qualche ragionamento, partendo dalla vittoria di Torino. Con Piero Fassino sindaco a stragrande maggioranza, Pd e soci sollevano la testa dopo la deblaclè dello scorso anno, quando Mercedes Bresso si è fatta sfuggire per un pugno di voti una campagna elettorale che pensava, erroneamente, di avere in tasca. Va detto però che vincere sotto la Mole è da sempre per la sinistra poco più di una passeggiata, mentre scalare la Regione si è confermato un Mortirolo.

Però a scorporare i dati di Torino si vede chiaramente che il Partito democratico in città gode di buona salute: è di quasi 10 punti la crescita rispetto alle Regionali dello scorso anno, dal 25,10 al 34,50 di questa tornata. Altri sorrisi in coalizione: sfondano i Moderati che sfiorano il 10%, Vendola supera di misura Di Pietro, 5.65 Sel contro 4.76 Idv, comunque ottime performances. Sorpresa ma neanche troppo, il Movimento 5 Stelle supera il 5% (5.26, per la precisione, a confronto del 3.93 delle Regionali) e piazzano due rappresentanti in Sala Rossa, staccando anche il deludente centro di Musy, l’alternativa che non c’è.

Suona invece la marcia funebre per la sinistra di Bossutto, che si ferma appena all’1,5% e non prende neanche un consigliere. Con l’aggravante di essere la coalizione di una Federazione di due partiti – Rifodazione e Comunisti italiani – più un terzo raggruppamento, Sinistra critica: difficile da spiegare. Evidentemente, il voto di sinistra ormai si divide tra la proposta costruttiva di Vendola – vedi anche l’exploit di Pisapia a Milano e la beffa di De Magistris a Napoli, persone e programmi contano più delle strategie di palazzo – e la protesta contro tutto e tutti di Beppe Grillo, che a un’efficace pars destruens fa fatica ad abbinare una convincente pars costruens, ma è ormai una realtà della politica italiana.Il dato complessivo, e si perdoni l’ambizione anche di scala nazionale, è che il centrosinistra girato al centro, ormai ingolfato da un nugolo di sigle, perde. Bresso lo scorso anno scelse di ampliare la maggioranza a Casini, provocando maldipancia diffusi nel suo elettorato storico: i risultati si sono visti. Invece il centrosinistra che guarda a sinistra vince e vince bene.

 

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