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Cronaca

Via dalla guerra, 1730 profughi in attesa di asilo

Davide Mazzocco

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Arrivano principalmente dalla Libia, sono fuggiti dalle guerre e dalle carestie che dilaniano i loro paesi, cercano un rifugio, una nuova vita sulla sponda settentrionale del Mediterraneo. In Piemonte sono una quarantina le strutture che ospitano i 1730 profughi provenienti dal Nord Africa: oltre ai 1680 richiedenti asilo vi è un gruppo di 50 migranti provenienti dalla Tunisia. “La Giunta Regionale – spiega il capo di gabinetto della presidenza Luciano Conterno – è stata identificata come soggetto attuatore deputato alla gestione dell’ospitalità, mentre alla Prefettura spetta la gestione dell’accoglimento delle richieste di asilo politico”.

Fra i 1730 richiedenti asilo 400 provengono dalla Nigeria, 200 dal Ghana, 170 dal Mali, 150 dalla Costa d’Avorio, 150 dal Bangladesh, mentre soltanto una decina sono i cittadini libici giunti in seguito alla guerra civile. Il Piemonte è fra le regioni che hanno dato la maggiore ospitalità con ben 20 centri di accoglienza nel torinese che assorbono circa 1300 dei 1730 profughi (l’80% del totale). Pra Catinat e il Sermig sono le strutture più grandi fra quelle della Provincia di Torino, 8 centri ospitano i profughi nell’alessandrino, 6 nel cuneese. La Protezione Civile garantisce vitto, alloggio e assistenza medica minima in attesa che arrivi una risposta dagli organi prefettizi.

La Prefettura di Torino, tramite la Commissione territoriale per l’immigrazione, gestisce la parte burocratica e valuta le richieste di asilo politico. In caso di accoglimento all’immigrato viene rilasciato il permesso di soggiorno: a quel punto lo step successivo è quello di trovare un alloggio e un’occupazione. In caso di mancato accoglimento della richiesta il rifugiato può, entro trenta giorni dalla bocciatura, fare ricorso al Tribunale e, in seguito a una seconda bocciatura, tentare un secondo ricorso in appello. Se anche la Corte d’Appello respinge la richiesta d’asilo per l’immigrato è prevista l’espulsione dal territorio italiano.

Sabato scorso 8 ottobre alcune associazioni si sono ritrovate nelle piazze italiane (a Torino in via Cesare Battisti) per chiedere una “regolarizzazione senza condizioni per tutti” i rifugiati e il “diritto di cittadinanza per bambini figli di immigrati che nascono in Italia”. Intanto per i migranti in attesa di una risposta la vita resta in “stand-by”.

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