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Alta Velocità, i Radicali dicono 11 volte sì al progetto Tav

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Se qualcuno avesse mai avuto dei dubbi sulla convinta adesione dei radicali al progetto Alta Velocità in Val di Susa, il documento diffuso lunedì dalla segreteria dell’associazione Adelaide Aglietta di Torino dovrebbe schiarirgli le idee, fin dal titolo: “11 volte sì alla Tav Torino-Lione”. “In questi anni di dibattito e di scontro – si legge nel documento – si sono sentite troppe urla e ci sono stati troppi atti di violenza che hanno costretto sotto traccia le argomentazioni pro e contro l’opera. In questo bailamme vogliamo proporre laicamente il nostro punto di vista. Consapevoli che il dubbio resta un valore alto, ma anche consapevoli che la necessità della decisione politica deve prevalere e far pendere la bilancia da una parte o dall’altra”.

GLI UNDICI PUNTI RADICALI. Ecco, in sintesi, gli undici sì radicali al progetto Tav:

1) L’Osservatorio in questi anni ha promosso uno dei più grandi processi garantisti per la costruzione di una infrastruttura. […] A differenza di quanto accaduto fino al 2005 oggi è prevista la Via (Valutazione di impatto ambientale) che potrà essere fatta evidentemente solo dopo la predisposizione del progetto definitivo.

2) Non è solo in Valle di Susa che nascono movimenti contro le grandi opere. Se è vero che in Francia non vi sono stati particolari problemi, è altrettanto vero che in Svizzera, in ben 6 referendum locali, i cittadini hanno votato contro i tunnel del San Gottardo e di Lotschberg. Eppure il processo democratico che ha coinvolto l’intero Paese ha condotto ad una mediazione, si è giunti all’accordo e si è proceduto.

3) Da quando sono iniziati i sondaggi in Valle Susa sono riprese le proteste contro i cantieri. Quello che non si è riusciti a spiegare è che i sondaggi sono serviti e servono per individuare il percorso della falda sotterranea. Il rischio vero in una costruzione del tunnel non è l’amianto (molto facilmente gestibile con le tecnologie previste) ma che la creazione di una soluzione di continuità nella roccia trasformi irreversibilmente la dinamica delle acque nel sottosuolo, lasciando magari all’asciutto sorgenti e paesi. Conoscere con esattezza il posizionamento, i dislivelli, la potenza e la portata delle falde conduce alla progettazione migliore possibile. Per questo i sondaggi sono stati e sono assolutamente necessari.

4) Il rischio amianto è certamente stato uno degli elementi di maggiore disinformazione. L’amianto, pericolosissimo per chi lavorava a stretto contatto con le fibre con le tecnologie di qualche decennio addietro, oggi non rappresenta alcun rischio in uno scavo in galleria. […] La progettazione di un trasporto con continuo inumidimento dei sedimenti azzera la possibilità che particelle di amianto si sollevino. Il rischio è infatti esclusivamente correlato a chi respira polvere d’amianto.

5) Chi oggi, soprattutto tra i sindaci, oppone alla Tav il problema della devastazione di un territorio incorre in una contraddizione che è grande come una casa. […] La Val di Susa è la più ampia e la più lunga dell’intera regione Piemonte ed è certamente la più adatta per costruire vie di comunicazione.

6) La decisione di costruire l’Alta Velocità e l’ormai mitico Corridoio 5 giunge dall’Europa. Qualsiasi protesta non potrà fermare questo progetto, ma al massimo fare fallire l’ipotesi che la tratta passi dalla Val di Susa.

7) Il tunnel della Tav-Tac Torino-Lione è l’opera che sostituirà, dopo oltre 140 anni di attività il Frejus. Le merci su rotaia, i container di adesso, viaggiano in modo competitivo se le linee ferroviarie sono costruite sul piano di campagna: non è pensabile utilizzare due o tre locomotori per riuscire a salire pendenze eccessive.

8] L’obiettivo dell’opera è soprattutto quello di consentire un riequilibrio modale del traffico trasferendo da gomma a rotaia il trasporto merci che ora transita sull’autostrada e valica le Alpi attraverso il Traforo del Frejus con un dispendio elevato di energie e di costi e con un impatto ambientale molto critico in termini di inquinamento. La nuova linea sarà infatti all’80 per cento una linea ad alta capacità per il trasferimento delle merci sia in containers che sui moderni carri-cargo che consentono di caricare direttamente i Tir sul treno e permettono quindi una integrazione ottimale del treno col trasporto su gomma per le tratte secondarie.

9) L’evocazione del rischio di infiltrazioni mafiose e di malaffare nella costruzione del tunnel è certamente pertinente. L’Italia ha dato spesso dimostrazione di gravi incapacità, di sprechi di denaro pubblico e di collusioni tra i costruttori, la politica e il mondo della finanza. Questo ragionamento è tuttavia vero per la Tav come per qualsiasi altra opera, media o grande che sia. Non per questo però si deve rinunciare ad una realizzazione. Sottostare a questo principio significherebbe abdicare alla criminalità e dare atto che qui è impossibile qualsiasi realizzazione.

10) Una delle obiezioni su cui maggiormente si concentra la contestazione all’opera è quella relativa ai costi. Giustamente si vuole sapere, in tempi di forte crisi delle risorse economico-finanziarie, quanto inciderà sull’erario nei prossimi decenni. […] L’onere è attualmente stimato in circa 8,2 miliardi per quanto riguarda la tratta internazionale che comprende il tunnel e arriva fino a Susa. Questi costi saranno sostenuti per il 40% con fondi europei, contro i 27-30% originari, grazie alla recente decisione della Commissione europea di includere la Torino-Lione fra le dieci infrastrutture europee prioritarie. Altri 2,4 miliardi sono stati preventivati per la tratta fra Susa e Chiusa San Michele. Condizione per i finanziamenti europei è che entro novembre 2013 siano partiti i lavori. Ma per far partire i lavori occorre che il progetto definitivo sia in campo entro il 2012 per riuscire anche a realizzare la Via.

11) La nostra è una posizione favorevole perché crediamo in questa opportunità come ci ha creduto Cavour 140 anni fa quando si costruì un’opera, in proporzione, ben più avveniristica dell’attuale. […] Se le decisioni fossero prese esclusivamente in base al volere degli abitanti di un frammento di una nazione (posto che la maggioranza dei valsusini sia contraria alla Tav ed è tutto da verificare) semplicemente non esisterebbe la possibilità di concepire nulla che non sia basato sul campanilismo e su una visione di respiro assai ridotto. Noi crediamo che occorra proseguire nella mediazione, utilizzando le compensazioni necessarie al meglio, per conquistare anche il consenso di chi ora legittimamente è contrario. Ma se la Tav, come appare sempre più, diviene un feticcio, un minotauro da abbattere, la metafora di altro, allora su questo piano non ci stiamo perché non è dialogo ed è la premessa perché accadano fatti gravi che, nella storia di questo Paese, sono stati utili solo ai violenti e al regime italiano.

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