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Cultura

Quando musica vuol dire cambiamento. Sabato al Lingotto la storia unica dell’Orchestra Simon Bolivar

Redazione Quotidiano Piemontese

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Sabato 26 novembre all’auditorium Agnelli del Lingotto, nell’ambito della stagione sinfonica dell’Unione Musicale,  l’Orchestra del Venezuela Simon Bolivar diretta da Diego Matheuz affronta un repertorio che spazia dalle fantasie oniriche di Berlioz e Ravel alle suggestioni caraibiche di Evencio Castellanos. Sembra un annuncio come tanti, quasi rischia di sparire in mezzo al frastuono di una città che certo non lesina le occasioni per gustare la grande musica. Ma in questo caso, oltre alla musica, c’è qualcosa di diverso, c’è una storia incredibile di crescita e riscatto sociale. Perché  l’orchestra Simon Bolivar non è un’istituzione musicale come tutte le altre, ma è quasi la traduzione di un sogno.

Tutto comincia a metà degli anni ’70, quando un uomo di nome Josè Antonio Abreu getta le basi di un progetto chiamato El sistema. Abreu è economista e musicista: due percorsi paralleli che gli permettono di tenere insieme pragmatismo e sogno, lucidità progettuale ed entusiasmo. El Sistema cerca di rispondere a un enorme bisogno del popolo venezuelano, usando una ricetta apparentemente semplicissima: la musica può essere un modo per sottrarre i giovani alla strada, per abituarli alla disciplina del vivere insieme e soprattutto per dar loro una speranza. Grazie a uno spiccato senso della politica e a un lavoro ininterrotto, Abreu convince il governo venezuelano a finanziare il progetto, che entra a far parte dei piani educativi dello Stato. Oggi, a distanza di oltre trent’anni dalla sua nascita, El Sistema promuove e gestisce oltre 125 orchestre e cori giovanili e 30 orchestre sinfoniche; sono coinvolti più di 350.000 studenti in 180 nuclei operativi diffusi sul territorio venezuelano. Tutti i governi succedutisi negli anni, indipendentemente dal loro orientamento politico, hanno sostenuto il metodo Abreu, riconoscendovi uno stimolo forte per la crescita sociale. Oggi lo Stato copre quasi interamente il budget del progetto. Risultato: moltissimi dei ragazzi di El Sistema provengono da famiglie disagiate, alcuni vivono al di sotto della soglia di povertà. Grazie alla musica hanno trovato un’alternativa alla rabbia, al crimine, alla droga.

Questo movimento musicale dalle dimensioni sterminate ha una punta di diamante: l’Orchestra Bolivar, appunto. La formazione, che proprio dagli ideali egualitari del patriota venezuelano trae ispirazione, è stata concepita fin da subito come ensemble di eccellenza: nel 2007 ha debuttato alla Carnegie Hall di New York e in poco tempo si è imposta nei templi della musica mondiale, tra concerti da tutto esaurito e grandi collaborazioni discografiche. Parliamo di una storia unica, che tuttavia potrebbe trovare terreno fertile anche in molti altri Paesi. Molti, non proprio tutti: qui da noi “la cultura non  si mangia”.

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