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Spettacolo

Se Ale e Franz lavorano in un call center. Va in scena a Torino “Aria precaria”

Redazione Quotidiano Piemontese

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Nella memoria collettiva Alessandro Besentini e Francesco Villa (meglio conosciuti come Ale e Franz) rimangono “quelli della panchina”. E in effetti è stata proprio la panchina di Zelig a farli conoscere al grande pubblico, eterni sfaccendati senza età, persi nei loro non-dialoghi assurdi quanto esilaranti. “Eh, insomma, siamo qua…”: l’inizio delle loro gag, che preludeva a una serie infinita di battute, è diventato nel tempo un tormentone popolare. Ma ormai i due comici si sono alzati dalla panchina originaria e iniziato insieme una lunga strada, passata anche dal cinema. L’ultima loro avventura per il teatro si chiama Aria Precaria. Lo spettacolo, in scena martedì 13 al teatro Colosseo di Torino, ha fatto registrare il tutto esaurito poco dopo essere stato annunciato in cartellone.

Il titolo è emblematico. L’idea è raccontare, attraverso dieci storie, gli episodi quotidiani nei quali ci si trova in bilico. Così Ale e Franz vestono molteplici panni: di volta in volta sono neonati, anziani, nemici, amici per la pelle, anonimi sconosciuti. L’unico tratto che sempre li accomuna è lo spaesamento, la consapevolezza di vivere a mezz’aria tra serio e faceto, tra vita ordinaria ed esperienze improbabili. Ma naturalmente nel titolo Aria precaria non mancano allusioni al lavoro: tra i tanti personaggi interpretati dai comici ci sono anche due lavoratori di un call center.

“Attraverso dei meccanismi di surreale comicità – spiega Leo Muscato, regista dello spettacolo – i due uomini si mostrano nei loro aspetti più ridicoli, nelle loro più assurde ostinazioni, semplici contraddizioni; ma anche nelle umane fragilità, in cui ogni spettatore potrà riconoscersi. Tutto questo all’interno di un bianco spazio astratto, una sorta di camminamento in bilico dal niente verso il tutto, uno spazio fra il concreto e l’assurdo che di volta in volta la luce trasformerà in un luogo diverso, un altrove dentro cui lasciarsi andare con l’immaginazione e abbandonarsi finalmente a una risata”

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