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Economia

Fiat, il solito Marchionne: “Sede negli Usa?Vedremo”. E sulle alleanze: “Non escludo nulla”

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Mentre si affannano tutti (governo, azienda, persino qualche prestigioso quotidiano) per smentire le voci che parlano di chiusura di due stabilimenti Fiat in Italia (Pomigliano e Mirafiori) entro il 2016, Sergio Marchionne lavora dietro le quinte per disegnare il futuro della sua creatura, tra Detroit e Torino. Proprio il tema della sede è ricorrente, domanda standard in ogni conferenza stampa del manager italocanadese: “La sede Fiat negli States? È un’alternativa, nessuna decisione è stata presa. Saremmo disposti a farlo, ma non è detto che lo faremo”, ha tagliato corto Marchionne al Salone dell’auto di Ginevra. Poi si è passati al tema – molto più caro all’azienda torinese – delle alleanze.

L’accordo tra Psa e Gm (Detroit rileverà il 7% del gruppo francese) “porterà – secondo l’ad del Lingotto – complicazioni, ma non esclude nulla, neanche una futura partecipazione del gruppo italiano all’intesa”. L’accordo non cambia comunque niente per Sevel, joint venture Psa-Fiat per la produzione di veicoli commerciali con due stabilimenti (in Francia e in Abruzzo). Sempre martedì – in Svizzera – è arrivata la conferma, da parte dell’ad Opel Karl-Friedrich Stracke, che il Lingotto tiene aperto un tavolo con la casa tedesca (controllata dalla Gm) per una possibile cooperazione produttiva (nonostante Marchionne abbia prontamente smentito).

BILANCI, INCENTIVI, AUTOMOBILI. “E’ inoltre urgente – ha sottolineato Marchionne – che l’Ue affronti il problema dell’eccesso di capacità produttiva del settore”. La Fiat dal forte accento canadese è fortemente “contraria a incentivi al mercato da parte del governo italiano”. Sul fronte del prodotto finale, l’ad ha speso parole di affetto per la Giulia dell’Alfa Romeo: “Del Suv ne parliamo tanto, mentre Giulia è arrivata a un buon livello di definizione di prodotto piuttosto velocemente. La produzione sarà negli Stati Uniti”.

LA FUSIONE CON CHRYSLER. “Nessuna fretta – ha detto Marchionne – possiamo farla quando vogliamo. E’ una questione più finanziaria”.

TORINO STA CON BOMBASSEI. Tornando ai fatti di casa nostra, segnali importanti arrivano da Torino, dove l’Unione Industriale si è schierata all’unanimità per Alberto Bombassei – il candidato gradito al Lingotto – nella corsa per l’elezione del nuovo presidente di Confindustria.

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