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Economia

De Tomaso, la Procura indaga sui fondi ricevuti dall’azienda. Continua la protesta degli operai

Redazione Quotidiano Piemontese

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Mentre prosegue la protesta di Giacomo Ricaldone, operaio della De Tomaso, di fronte all’abitazione di Gianmario Rossignolo, la Procura di Torino ha avviato accertamenti riguardo l’uso di fondi pubblici della Regione Piemonte e dell’Unione Europea destinati a corsi di formazione e alla ricerca. Si indaga per verificare il corretto uso delle somme stanziate, anche su indicazione dei due ministeri coinvolti: Sviluppo economico e Lavoro. ”Se ci sono responsabilità – ha commentato il segretario provinciale della Fiom di Torino – ci auguriamo che la magistratura faccia chiarezza in tempi rapidi in modo che in parallelo si possa riprendere un confronto sul futuro industriale dell’azienda. Il nostro timore tuttavia è che nonostante le cose dette e scritte in questi giorni da molti esponenti, soprattutto politici, altre alternative non ce ne siano”.

Nel pomeriggio di giovedì un gruppo di operai sarà ricevuto dall’assessore regionale al Lavoro, Claudia Pochietto: “La situazione – ha sottolineato un altro sindacalista, Termine Benedetto della Fim – sta diventando giorno dopo giorno sempre più drammatica. Siamo in attesa di conoscere se l’Inps ci pagherà entro il 26-27 aprile gli arretrati della cassa integrazione, al momento sono tre mesi che non riceviamo nulla”.

IL MISTERO DELLA BARCLAYS. Della storia di Qiu Kunijan, presidente dell’Hotyork Investement Group (che avrebbe dovuto rilevare l’azienda), abbiamo scritto tempo fa. Adesso escono fuori nuove indiscrezioni sul misterioso incontro di marzo tra i vertici della De Tomaso e i funzionari del ministero, con i primi che avrebbero dovuto confermate – carte in mano – l’interesse dei cinesi. I testimoni, come ha raccontato Paolo Griseri su Repubblica, hanno però raccontato alcuni risvolti al limite dell’assurdo:

Mentre la riunione procedeva, i funzionari del ministero hanno fotocopiato i documenti presentati dalla De Tormaso e redatti su carta intestata della Barclays Bank. Poi hanno chiamato a Londra la sede centrale dell’istituto di credito. Una verifica di routine in casi come questi. Grande è stato dunque lo stupore quando dall’altro capo del filo una voce dalla City ha annunciato che “quella documentazione non appartiene alla Barclays. Se guardate con attenzione, è sbagliato anche l’indirizzo”. Ai funzionari del ministero non è rimasto che segnalare l’accaduto alle autorità competenti.

 

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