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Ambiente

Ancora nessuna decisione chiara per il referendum sulla caccia in Piemonte

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il futuro del referendum della caccia in Piemonte non è ancora definito. Fumata nera per le decisioni della Regione, domani mattina dovrebbe esserci l’ultimo tentativo. La maggioranza pare compatta, ma la situazione non si sblocca e le opposizioni sono sempre indignate per una situazione per lo meno atipica con il comitato promotore del referendum che minaccia azioni legali e domani spiegherà la sua posizione in una conferenza stampa. Si rischiano ricorsi e un rinvio del referendum.

In una nota il comitato referendario non va per il sottile: “Oggi in Piemonte si è consumata una delle pagine più buie per la democrazia nella nostra Regione. L’Assessore leghista Sacchetto ha infatti presentato un emendamento alla Legge Finanziaria, attualmente in discussione presso il Consiglio Regionale, attraverso la quale intende abrogare la Legge Regionale sulla caccia. In questo modo sarà poi possibile cancellare il referendum del 3 giugno, visto che riguarda una legge non più in vigore. La gravità dell’atto è evidente. Pur di evitare un referendum e sotto l’ipocrita paravento del risparmio delle spese che questo avrebbe comportato, si calpestano in modo indegno i diritti della cittadinanza. Nemmeno la proposta di mediazione approvata recentemente dalla Terza Commissione pare verrà tenuta in considerazione. Non solo quindi il popolo viene scippato del suo sacrosanto diritto di esprimere il proprio parere sulla caccia, ma addirittura si opera in modo diametralmente opposto a quella che è la richiesta referendaria. Insomma, un vero scandalo, un atto indegno di un Paese non solo democratico ma addirittura civile, che ricorda l’aspetto peggiore delle dittature dei Paesi sudamericani o centroafricani.

Il Comitato del Referendum attiverà immediatamente i propri avvocati per chiedere il ripristino della legalità e denuncerà l’atteggiamento di quei consiglieri regionali che si dichiareranno favorevoli all’aberrante e liberticida proposta di Sacchetto”.
Per Monica Cerutti: “Siamo esterrefatti della leggerezza con cui Cota sta affrontando l’abrogazione del referendum sulla caccia. Oggi il Presidente Cota ha enunciato formalmente la presentazione dell’emendamento abrogativo della legge regionale sulla caccia, in modo da far decadere il referendum. Noi siamo esterrefatti per la leggerezza con cui si sta affrontando come far venire meno un percorso democratico, dietro il paravento dei 22 milioni di euro risparmiati da destinare al socio assistenziale. Sta vincendo momentaneamente la lobby dei cacciatori più integralisti, ma il risultato finale potrà essere semplicemente un rinvio della celebrazione del referendum, a seguito dei ricorsi che verranno sicuramente presentati”.

Secondo Fabrizio Biolé, vice-capogruppo del MoVimento 5 Stelle: “Seduta dopo seduta, siamo in dirittura d’arrivo rispetto alla discussione del “famigerato” emendamento Sacchetto di abrogazione della legge regionale 70. Come gruppo consiliare decine di volte abbiamo suggerito alla Giunta Cota, ai gruppi di maggioranza e ai gruppi di opposizione che hanno avallato il pericolosissimo percorso, di rispettare la sentenza della Corte d’Appello di Torino: l’unico modo per superare la consultazione referendaria è il recepimento delle richieste relative! Coerentemente con il nostro percorso in commissione caccia, riteniamo di non voler essere conniventi in una discussione che creerà un tale precedente per la nostra Regione: eliminare una legge per distruggere un principio: quello alla sovranità popolare e alla democrazia diretta”.

A parere di Andrea Buquicchio, capogruppo IdV in Consiglio regionale: “Mancano i tempi tecnici per evitare il referendum sulla caccia, adesso si deve andare al voto. Arrivati a questo punto non ci sono più le condizioni continuare a trattare su un’eventuale nuova legge per regolamentare l’attività venatoria. E’ ormai evidente il fallimento della politica piemontese che in oltre 25 anni non è riuscita a trovare una soluzione per conciliare le diverse richieste di ambientalisti e cacciatori. Per evitare il dispendio di 22 milioni di euro, e salvaguardare la volontà popolare, sarebbe bastato accogliere la proposta di legge presentata dall’Italia dei Valori che recepisce, per intero, le istanze referendarie. Ma ormai è troppo tardi”.

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