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Ambiente

Referendum sulla caccia: oggi è il giorno decisivo: i promotori sono pronti per la battaglia legale

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il referendum sulla caccia in Piemonte è al giorno decisivo. Ieri il consiglio regionale ha  rimandato la discussione. Mentre fuori da palazzo Lascaris gli animalisti gridavano “Referendum, referendum”. Il governatore Roberto Cota voleva una votazione più condivisa. I sette consiglieri di minoranza Pdl di Progett’Azione, non erano convinti di votare l’emendamento dell’assessore Claudio Sacchetto su una nuova legge che cambiando quella soggetta a referendum facesse saltare le operazioni di voto. Quindi tutto rimandato alla conferenza capigruppo con la presentazione dell’ordine del giorno Sacchetto, già votato in terza Commissione. che se dovesse passare a maggioranza bloccherebbe il referendum.

Il comitato promotore oramai ha deciso di passare alle vie legali a poche ore dalla presentazione in consiglio regionale del Piemonte di una proposta di abrogazione della legge in corso, che cancellerebbe il referendum previsto per il 3 giugno, il Comitato mette in guardia dalle possibili conseguenze, invitando i consiglieri a non votarla.

Il Comitato in una nota mette in guardia la Regione Piemonte: “Il referendum è un diritto costituzionale e la consultazione è resa vincolante dalla sentenza del tribunale regionale che ha imposto a Cota di indire il referendum. Solo il recepimento completo delle istanze referendarie da parte della regione potrebbe scongiurare la consultazione. Il comitato non accetterà quindi alcun trucco da parte della maggioranza che sostiene la giunta Cota volto ad impedire lo svolgimento del referendum. Daremo quindi mandato ai nostri legali di valutare le responsabilità penali dei singoli consiglieri che persevereranno in atti che palesemente eludono il diritto dei cittadini ad esercitare il voto e nel contempo recano danno alla fauna selvatica, patrimonio indisponibile dello Stato. Ricorreremo a tutte le autorità competenti, ivi compresa la Corte dei Conti per il danno erariale che l’eventuale abrogazione della legge regionale che regolamenta la caccia comporterebbe”.

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