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La De Tomaso è fallita: la rabbia dei lavoratori e l’inchiesta sui soldi pubblici

Redazione Quotidiano Piemontese

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La storia delle De Tomaso, nata dalle ceneri della Pinifarina,  è finita nel peggiore dei modi con il fallimento.  La tormentata vicenda iniziata nell’ottobre del 2009 si è chiusa con  la sentenza di fallimento emessa dal  Tribunale di Livorno mercoledì che poi è stata ribadita  a Torino il giorno dopo in Tribunale nella procedura aperta delle aziende creditrici della De Tomaso chiedendone a sua volta  e ne ha chiesto a sua volta il fallimento. La Procura torinese sta ora però indagando sulla attività della De Tomaso che ha anche utilizzato in questi anni molti fondi pubblici.

I lavoratori non possono non mostrare la loro rabbia: “La nostra cassa integrazione finirà tra un anno. Abbiamo in media 45 anni, qui l’emergenza è il lavoro. Vittorio De Martino della Fiom dice: «Ora il problema resta quello di garantire continuità occupazionale e capire come verranno gestiti e prorogati gli ammortizzatori sociali”.

La famiglia Rossignolo autrice del tentativo di salvataggio cerca di difendersi: “Abbiamo investito 11 milioni in questi anni sotto forma di aumento di capitale, mentre non è quantificabile lo sforzo in termini di competenza e know-how per lo sviluppo del prototipo presentato della Deauville presentato nel 2011. Ci hanno supportato fino a che abbiamo sviluppato il prototipo, poi tutto si è fermato.

Per Massimo Girardi avvocato dei Rossignolo: “I tentativi per rimettere in piedi la società sono andati a vuoto  e dunque non è rimasto altro da fare che arrendersi. Ora si aspetterà, qualora il tribunale di Torino si dichiari territorialmente competente, che venga risolto il potenziale conflitto e poi si procederà.

L’assessore regionale Claudia Porchietto cerca i colepvoli: “chi ha avuto responsabilità in questa vicenda ne risponda. Sono convinta che da un male in questo caso possa aprirsi una fase nuova. Continueremo l’impegno a tutela dei lavoratori e dei livelli occupazionali”.

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