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Ambiente

Pons: le valanghe si evitano con buon senso e preparazione

Redazione Quotidiano Piemontese

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valanghe“La montagna è un ambiente tanto più sicuro se lo rispetta e se si parte con una buona preparazione sia fisica che documentale che permetta di ridurre al minimo i rischi”. E’ quanto ha dichiarato Enrico Pons, direttore della Scuola di Sci Alpinismo del Cai Torino nella videochat con Quotidiano Piemontese dedicata alla sicurezza in montagna e alla prevenzione delle valanghe. Di seguito riportiamo una breve sintesi della chiacchierata.

“La Sucai insegna ad andare in montagna con la massima sicurezza possibile – afferma Pons-. Insegniamo ad affrontare i rischi che ci possono essere ad andare in montagna soprattutto d’inverno. Le valanghe interessano, infatti, non solo chi va a sciare fuori pista ma anche all’interno dei tracciati. Nel primo caso la sicurezza è affidata ai gestori degli impianti, fuori a chi si muove per conto proprio che deve avere una buona preparazione di base sia a livello teorico che pratico”.

“Lo scialpinismo è uno sport per tutti, non è richiesta nessuna particolare dote da superuomini. Ci vuole un minimo di allenamento fisico, questo sì, una buona condizione di salute generale, ma dipende sempre dall’itinerario che si sceglie perchè la montagna offre ampia possibilità di scelta”.

“Le nuove tecnologie stanno influenzando, del resto, le prestazioni rendendo più facile, divertente e sicura la pratica di uno sport che permette di vivere la montagna in modo diverso, direttamente a contatto dalla natura, lontano dallo stress di tutti i giorni”.

“In particolare l’adozione della pala, della sonda e degli Apparecchi Ricerca Travolti da Valanga di ultima generazione rendono possibile per i soccorritori muoversi con un buon margine di successo finale. Posto che le condizioni per evitare le valanghe bisogna gettarle prima della partenza dalle macchine studiando con attenzione bollettini meteo, il bollettino valanghe dell’Arpa e poi in loco osservando con attenzione la zona in cui ci si muove e utilizzando sempre il buon senso. Il rischio nullo non si riesce ad ottenere ma si può ridurre a un buon 5%”.

“Le previsioni è bene guardarle non solo prima di partire, ma anche nei giorni precedenti per avere idea di come ha operato il vento che è il vero costruttore delle valanghe insieme alla neve. Una cattiva visibilità aumenta il rischio di incidenti, dobbiamo sempre osservare i pendii per capire dove e come si è accumulata e quanta neve è caduta”.

“L’Artva è un apparecchio che emette un segnale elettromagnetico durante la gita, ma permette anche di riceverlo quando si passa in fase di ricerca, permettendo di rintracciare il travolto. Non opera sulla stessa frequenza del cellulare che è bene comunque spegnere quando si va in gita, come quando si è in aereo. L’apparecchio va indossato il più possibile a contatto con il corpo, magari non proprio a contatto della pelle ma sopra l’abbigliamento intimo”.

“L’apparecchio è utilissimo nel peggiore dei casi, quello del travolgimento. Si è infatti dimostrato che i primi 15 minuti dal travolgimento sono essenziali per poter sperare di trovare vivi i travolti, poi bisogna vedere se nella caduta hanno urtato qualcosa, ma se si riesce a trovarli in quel lasso di tempo e non hanno riportato gravi danni c’è la possibilità concreta di poterli salvare”.

“Se si deve intervenire per soccorrere un gruppo di travolti la prima cosa da fare, per quanto difficile, è mantenere la calma e organizzarsi per agire il più in fretta possibile. Per questo con la scuola di sci alpinismo organizziamo, durante ogni gita, delle esercitazioni per poter dare un’idea quanto più accurata e precisa possibile di quali sono i comportamenti più corretti da tenere in queste circostanze. L’autosoccorso interno è infatti essenziale”.

“La pala e la sonda sono poi fondamentali perchè per spostare una minima quantità di neve a mani nude ci si impiega non meno di 40-50 minuti, con quegli strumenti si può trovare ed estrarre le persone in 10 minuti”.

“Una volta liberate le vie aree e il viso occorre però non tirare fuori il travolto per evitare uno choc termico che potrebbe essere fatale ma attendere l’arrivo dei soccorsi esterni che vanno comunque sempre chiamati da chi, nel gruppo, non partecipa attivamente alle ricerche”.

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