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Cronaca

Il ritorno dal mare sul treno bestiame

Erika Savio

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trenitalia‘E’ stato come essere su un carro bestiame’ racconta Laura S., al telefono: ‘e io sono pure alla fine della gravidanza’. Ieri, sul treno che tornava dal mare, il famigerato Ventimiglia-Torino, i cinquecento passeggeri previsti sono raddoppiati. Senza aggiungere altre carrozze: ed è scoppiata la rivolta. Certo, non è una novità che i treni della domenica dalla Liguria verso Torino in estate siano dei carri bestiame che trasformano le virtù acquisite al mare nel peggiore degli incubi, ma quando ci si mette il caldo soffocante e i disagi, allora la situazione esplode.
Ecco la disavventura dei passeggeri del treno partito verso le 15,30 da Ventimiglia e che , in teoria, 4 ore dopo doveva essere a Porta Nuova. Il convoglio in realtà è arrivato con venti minuti di ritardo. E questo è nulla. Su quei vagoni del regionalone con 500 i posti disponibili venivano traghettati dalla Liguria a Torino ben più di mille persone, buttate come su un carro bestiame in corridoi, wc e negli scompartimenti, strette ai finestrini, sedute sugli zaini e sui teli. La gente non riusiva a scendere nè a salire. Qui sta il motivo del ritardo. Cesare Carbonari, famoso per la sua attività in Piemonte e nella circoscrizione 9 di Torino, avvisato da più passeggeri è salito alla stazione del Lingotto, per verificare le condizioni che definisce da “carro bestiame”. Ha quindi tuonato: “Non è possibile far viaggiare la gente in questo modo! E’ un’offesa alla dignità delle persone e al buon senso. Un treno da 500 posti non può averne il doppio, fermandosi in decine di stazioni. Mi hanno detto che più di un passeggero ha accusato malori. Questo è un servizio che la Regione paga a Trenitalia. Ora chiedo che sia fatta chiarezza su questo ennesimo episodio di disservizio e soprattutto siano presi i giusti provvedimenti nei confronti dei responsabili”. Una via Crucis che si ripete tutte le estati e che colpisce i cittadini piemontesi ormai da anni.

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