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Cronaca

E’ partita la commissione Antimafia della Regione Piemonte con 33 consiglieri indagati

Redazione Quotidiano Piemontese

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palazzo-giunta-regioneLa Regione Piemonte ha fatto partire le attività della Commissione Antimafia del Consiglio Regionale che dovrebbe proporre norme per contrastare l’espansione delle mafie in Piemonte, con particolare riguardo alla vita pubblica oltre che a cooperare con i magistrati e monitorare gli eventi di infiltrazione criminosa segnalati dalle autorità competenti. Peccato che come rileva il Fatto Quotidiano i componenti della commissione sono consiglieri regionali quasi tutti sotto inchiesta per lo scandalo dei rimborsi ai partiti e che a promuovere la commissione sia stato il consigliere Pd Boeti citato nell’indagine Minotauro per i contatti con un presunto boss della ‘ndrangheta.

A spingere per la creazione di questo organismo era stato il consigliere Pd Nino Boeti, ex sindaco di Rivoli citato nell’ordinanza di custodia cautelare dell’indagine Minotauro per i contatti con il presunto boss della ‘ndrangheta Salvatore De Masi. L’aveva proposta a luglio, dopo la dura requisitoria con cui il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli aveva criticato il comportamento dei politici a contatto con persone poco raccomandabili.

Deve promuovere la “cultura della legalità”, ma a farne parte ci sono molti indagati per reati contro la pubblica amministrazione. Ha cominciato la sua attività la Commissione antimafia della Regione Piemonte, approvata con un voto unanime a luglio. I suoi componenti sono 39 consiglieri regionali, molti dei quali sono sotto inchiesta per lo scandalo dei rimborsi ai gruppi politici. Solo sei sono gli eletti non coinvolti nell’indagine: c’era una chance per eleggere alla presidenza della commissione tre non indagati, eppure il consiglio regionale piemontese è stato capace di mancarla.

A presiederla è Andrea Buquicchio (Idv), a cui i pm Giancarlo Avenati Bassi, Andrea Beconi,Enrica Gabetta contestano spese per 55mila euro. Accanto a lui siederanno due vice, Daniele Cantore (Pdl) e Andrea Stara (Insieme per Bresso). Al primo i magistrati contestano rimborsi per 27mila euro, tra cui 12mila euro di ristoranti e 6mila per acquisti di lusso come tre cravatte di Marinella più orologi e set da scrivania acquistati in gioiellerie. Stara, facendo parte di un gruppo composto da un solo rappresentante (se stesso), è stato uno dei primi a ricevere l’avviso di garanzia dalla Procura di Torino per rimborsi da 57mila euro, tra cui gli acquisti di un tosaerbada 4mila euro, di una sega circolare e di un frigorifero.

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