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Cronaca

Il 15 gennaio i funerali dei tre uccisi nella strage di Caselle Torinese

Redazione Quotidiano Piemontese

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strage-caselleSi svolgeranno mercoledì 15 gennaio alle 15 a Caselle Torinese presso la Chiesa di Santa Maria Assunta i funerali di Claudio Allione, Mariangela Greggio ed Emilia Dall’Orto, marito, moglie e suocera uccisi a Caselle Torinese. La veglia di preghiera è fissata per martedì 14 gennaio alle ore 20,30, nella stessa Chiesa. Giorgio Palmieri ha confessato essere il colpevole del triplice omicidio. Il sindaco di Caselle Torinese Luca Baracco ha invitato tutte le attività commerciali ad osservare un minuto di silenzio in concomitanza con l’inizio della funzione funebre. L’amministrazione di Caselle parteciperà ai funerali con il suo gonfalone. In questi giorni non si sono sopite le polemiche legate a parte dell’informazione che aveva stretto un cerchio accusatorio intorno a Maurizio Allione, figlio di Claudio e Mariangela, interrogato dalla magistratura dopo il triplice omicidio.

Scrive il Corriere

Non è vero che tutto passa. I sospetti, le insinuazioni sul suo stile di vita, le due notti trascorse in caserma, gli restano addosso come un vestito nuovo. «Mi raccomando, comportati bene» gli dice un vicino di casa. Maurizio Allione è appena entrato nella via che termina con la villetta dei suoi genitori. Come il giorno precedente vuole portare i cani in giro. Vede le telecamere che lo aspettano.

Vede una signora che gli fa una foto sul telefonino. L’ambiente dove è cresciuto lo guarda di nascosto, come se non sapesse ancora che posto assegnargli in questa tragedia. Continua a giudicarlo, come abbiamo fatto tutti in questi giorni. Lui si rivolge a Milena, la sua fidanzata, e non c’è bisogno di pronunciare parole. Quello non è il loro posto, non lo è più, se mai lo è stato. Tornano indietro.

«Le televisioni e i giornali mi hanno fatto fare una brutta figura» sostiene Maurizio. «Per loro ero addirittura più colpevole di quanto non lo fossi per i magistrati». Ancora per poco, ma non ci sono rifugi sicuri dopo quel che hanno vissuto. I loro nomi svaniranno presto, aggiunti alla lista non certo breve dei mostri di un giorno. Ma oggi è come se il giudizio fosse ancora sospeso, e il ruolo di vittima, che in una sera di inizio gennaio ha perso la madre, il padre e la nonna, tutta la sua famiglia, non gli fosse ancora riconosciuto.

Sottolinea Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano

I soliti sospetti. Quelli facili da avere, quelli ovvi da coltivare. Quelli che non ci prendono quasi mai, perché a pensar male spesso ci si azzecca ma a pensar poco si sbaglia sempre. Il delitto di Caselle Torinese sembrava avere un assassino pressoché certo, Maurizio Allione. Figlio e nipote delle vittime. Buona parte dei media, nei giorni successivi al triplice delitto del 3 gennaio, ha lasciato intendere che il colpevole non poteva essere che lui. “Svolta nelle indagini, interrogato il figlio di 5 ore”; “C’è un buco di 70 minuti nel suo alibi”; “È lui il naturale sospettato”.

“Naturale” per chi, e soprattutto perché? Nella villetta di Caselle Torinese sono stati trucidati con un tagliacarte i coniugi Claudio Allione (66 anni) e Maria Angela Greggio (65) e la madre della donna, Emilia Dall’Orto (93). Maurizio non era in casa, avrebbe dovuto pagare un killer o essere un genio del depistaggio. Eppure sembrava “ovvio” che avesse ammazzato genitori e nonna: figlio e nipote degenere, magari disturbato.

Di nuovo, buona parte di stampa e tivù hanno sbattuto in prima pagina un mostro che tale non era. Nel frattempo, però, è cambiata la tipologia dell’errore (e dell’orrore).

Sbattere il mostro in prima pagina aveva quasi sempre una connotazione ideologica, basta pensare a Valpreda. Il solito sospetto è una prassi più legata alla cronaca nera o anche “solo” alla disgrazia generica. Forse incentivata da inquirenti talora non così infallibili, l’informazione preferisce al dubbio la risposta più facile e tendenziosa. Insegue il titolo a effetto, quello che titilla la pancia e garantisce condivisione massima: la prima ipotesi è sempre la migliore, ancor più se ha un che di morboso.

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