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Marchionne festeggia con Renzi i suoi 10 anni di Fiat. Liquidando Lancia: ”Non ha nessun valore”

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logo lanciaDieci anni di Marchionne, dieci anni che hanno cambiato la Fiat. Il 1 giugno del 2004 il manager italo-canadese veniva nominato a.d. del gruppo Fiat, e con questo nuovo ruolo entrava il giorno successivo al Lingotto, Torino, uno stabilimento e una città che avrebbe visto pochino. Nella ricorrenza di quella data, Marchionne si trovava (ieri) a Trento, per il Festival dell’Economia, a un incontro dal tema “Made in Torino? Fiat Chrysler Automobiles e il futuro dell’industria”, dove non ha lesinato lodi al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ma ha anche parlato di strategie per l’ormai ex “Fiat”, ora “FCA”.

Per esempio, ha confermato che il gruppo verrà quotato alla borsa di New York “entro quest’anno, si spera anzi entro il 1 ottobre”. Ha avuto modo di rimarcare l’importanza dell'”americanizzazione” dell’azienda, nonchè di lanciare frecciate alla “concorrenza tedesca, sempre più spietata”, in particolare alla BMW: “Ho avuto modo di guidarne una recentemente”, ha detto, “e credo che la qualità sia calata molto. Entro cinque anni l’Alfa Romeo li supererà”. Già, perchè sul marchio del biscione si intende puntare forte: 5 miliardi di euro in 5 anni per “recuperare” un marchio “erroneamente reso sempre più simile a Fiat”.

E Marchionne ha anche suonato il “de profundis” per Lancia. Il più prestigioso ed elegante marchio automobilistico italiano viene liquidato così dal dirigente: “La Lancia non ha storia negli USA e neanche in Europa, non ha nessun valore sul mercato internazionale”. Senza mezzi termini, continua: “Abbiamo provato, ma non c’è speranza, la Lancia avrà una contrazione di produzione e resterà sul mercato italiano”. Prima di confidare di possedere però egli stesso “un’HF integrale, è la migliore di tutte”, Marchionne chiude: “Senza investire miliardi non riusciremmo a darle la credibilità che le garantisca la sopravvivenza“. E’ il canto del cigno per Lancia, che in poco tempo si è vista spogliare del suo logo, della sua storica sede, e ora probabilmente di tutto quanto. Un canto del cigno frettoloso, affatto solenne, squallido.

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