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Legge 194 e obiezione di coscienza, mozione a Torino perchè il diritto delle donne sia garantito

Redazione Quotidiano Piemontese

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AbortoE’ un argomento destinato a continuare a dividere, quello della legge sull’aborto e della sua applicazione, non sempre garantita a causa della presenza dei cosiddetti “obiettori di coscienza”. Figure che, pur esercitando un proprio diritto, in alcuni casi rischiano seriamente di negarne un altro; ragione questa per cui due consiglieri comunali di Torino, Laura Onofri e Lucia Centillo, hanno presentato una mozione per sollecitare la nuova giunta regionale “a farsi carico di questo tema”, ossia a prendere dei provvedimenti che possano garantire l’attuazione di quanto previsto dalle legge 194. La Sala Rossa ha votato a maggioranza la mozione, che già trova simili in altri Paesi, come in Francia dove potrebbe diventare legge il licenziamento dei medici che si rifiutino di adempiere a questa parte dei propri doveri. Le promotrici ricordano come sia stabilito infatti che “l’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento”, quindi l’obiezione riguarda solo gli atti che inducono l’aborto e che sono identificati come tali da indurre l’aborto. Alla fine in Regione, grazie all’azione di parte dell’opposizione che ha esercitato una certa pressione (per esempio il cattolico Silvio Magliano, Ncd, vicepresidente vicario del Consiglio), si è ridotto il tutto a un appello piuttosto generico affinchè venga garantito il diritto delle donne sancito dalla legge, ma non si è passati a disposizioni fattuali. Il dibattito però si è riacceso e non è detto che a breve non torni d’attualità.

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