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Infarto ai tempi del coronavirus, Parte da Novara il Registro Europeo Covid sull’infarto acuto

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E’ emerso di recente che il Coronavirus sia un Killer che colpisce sia in maniera diretta che indiretta. Quello dell’infarto acuto è una dimostrazione della rilevanza problema. Da Novara è partito pertanto un registro europeo diretto dal Prof. Giuseppe De Luca, Professore Associato di Cardiologia presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara, esperto sull’infarto acuto.

Come spiega il Prof. De Luca, “la necessità di eseguire un registro europeo, dal nome ISACS-STEMI COVID 19, è stata dettata dal fatto che da recenti piccoli registri eseguiti in Europa, in Asia e in America, sarebbe emersa una chiara riduzione degli infarti acuti trattati, conseguenza del fatto che i pazienti, timorosi del contagio, preferiscono rimanere a casa nonostante i sintomi piuttosto che andare in ospedale per curarsi. Stante il fatto che l’infarto rappresenta la principale causa di mortalità nei paesi industrializzati, è evidente che questa condotta timorosa dei pazienti possa avere un drammatico impatto sul numero di morti per infarto a livello mondiale. Sembrerebbe inoltre che anche coloro che si rivolgono al servizio territoriale di emergenza urgenza lo fanno tardivamente, con un impatto negativo sull’efficacia della terapia per trattare l’infarto. Difatti, è ben noto da oltre un decennio, grazie anche ad importanti lavori da me eseguiti, che ogni minuto di ritardo al trattamento dall’inizio dei sintomi è estremamente importante anche nell’era dell’angioplastica primaria (ovvero il palloncino con lo stent). I sintomi (l’angina) insorgono a seguito della chiusura improvvisa della coronaria. Tanto prima si riuscirà ad aprirla, tanto maggiore sarà la quota di cuore sofferente che si riesce a salvare evitandone la morte (necrosi)”.

Lo studio coinvolgerà circa 80 tra le maggiori istituzione europee nel trattamento dell’infarto acuto, dalla penisola iberica alla Siberia, dalla Sicilia alla Finlandia, con la previsione di arruolare oltre 6000 pazienti affetti da infarto acuto. “La rilevanza di questo studio”, come spiega il professore De Luca, “oltre al fatto che si tratta del più grande registro al mondo sull’infarto nell’era COVID, è quella di studiare in maniera globale ed approfondita un problema che coinvolge chiaramente tutta l’Europa. Questi dati, rilevati su tale numerosità di pazienti, ci daranno un’idea della reale proporzione del problema, che consentirà alle autorità sanitarie nazionali di poter adottare tutte le iniziative, da compagne educazionali ad interventi logistici sul territorio, necessarie a fare in modo che venga prevenuta una ulteriore strage di vittime fatta stavolta indirettamente dal Killer Coronavirus”.

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