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Uncem Piemonte lancia un questionario on line per capire il digital divide nelle Terre Alte

Redazione Quotidiano Piemontese

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La banda larga, in troppe valli alpine, è ancora un miraggio. Impossibile navigare decentemente su internet e garantire moderni servizi digitali a cittadini e imprese. Anche dove è stata posata la fibraottica, le centrali non sono state allacciate. Gli operatori di tlc, Telecom in primis, continuano a considerare le aree montane inutili per il mercato. Una situazione complessa che si somma alla mancanza di segnale tv digitale terrestre e all’assenza di impianti per telefoni cellulari e di connessioni ad alta velocità con lo smartphone.
Uncem ha lanciato un questionario on line, aperto a tutti, per realizzare dare un quadro, anche se parziale, della gravità del digital divide nelle Terre Alte, un problema, denunciato anche dai turisti. per usare al meglio i fondi UE per l’infrastruttura, disponibili su Fesr e Feasr e sul Piano nazionale per la banda larga.
Secondo Lido Riba, presidente Uncem: “Cento milioni sono una bella cifra  che deve dare risultati. Non possiamo perdere neanche un euro. Portare connettività e servizi è un imperativo. Le Unioni montane hanno questo punto al primo posto dell’agenda. Non è un problema solo tecnico, ma politico. Che pare interessare poco a Telecom e alle società di telefonia mobile.
Ci sono poi esempi virtuosi da copiare e replicare, come quello di Verrua Savoia che ha creato con l’Università di Torino e il prof. Trinchero una rete a banda larga “di comunità. Vorremmo ci fosse un interesse sul tema da parte del Consiglio regionale, con il Corecom e l’Intergruppo Amici della Montagna. Ma anche dei Parlamentari piemontesi.
Il Piemonte non può continuare a correre su due diversi binari, con velocità differenti, tra le città servite dai 100mbit e le valli a 56k quando va bene. Serve coesione. Si torni a definire un piano strutturale al quale ogni Sindaco può contribuire con precise indicazioni rispetto al proprio Comune fatto di un centro ma anche di borghi e frazioni che non devono essere penalizzate. Se vi sono le soluzioni tecnologiche disponibili, realizziamole. E costringiamo gli operatori a non evitare le zone finora ritenute ?a fallimento di mercato’. Il futuro delle Terre Alte, con le sue imprese e il presidio di chi vive e opera in montagna, passa da qui. Senza se e senza ma”.

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