Seguici su

Cronaca

Terra del Fuoco: Il Comune di Torino sapeva che i nomadi erano ospitati in case fatiscenti

Redazione Quotidiano Piemontese

Pubblicato

il

Al Comune di Torino erano al corrente del fatto che   i nomadi sgomberati dal campo di lungo Stura Lazio erano sistemati negli alloggi di Giorgio Molino, personaggio noto come il ras delle soffitte.
Questo è il succo di una conferenza stampa convocata da Terra del Fuoco, una delle due associazioni toccate dall’inchiesta per turbativa d’asta aperta dalla magistratura.Secondo le indagini, gli alloggi situati in corso Vigevano erano privi di tutti i requisiti di abitabilità. Secondo Matteo Saccani, esponente dell’associazione: “Nei tavoli di coordinamento del progetto -è stata proposta la disponibilità di 16 appartamenti ed è stato fatto notare che la proprietà era di Molino. I rappresentanti del Comune di Torino hanno detto che andava bene e di andare avanti”.

Parallelamente si è svolta una discussione in Consiglio Comunale su richiesta della vicesindaca Elide Tisi e del consigliere Maurizio Marrone.

Nel 2012 è stata firmata una convenzione tra Città e Prefettura per recuperare le risorse stanziate già dal Ministro Maroni per l’emergenza rom in alcune città, decadute dopo un ricorso e quindi re-integrate grazie al prezioso lavoro svolto dalla Città, in collaborazione con Prefettura e Ministero. La convenzione ha previsto la progettazione delle azioni da compiere e stabilito di sottoporre ogni intervento all’esame preventivo della Prefettura, con una verifica mensile su documentazione e avanzamento lavori.

Nel dicembre 2013 è stato istituito un Comitato di indirizzo per definire priorità e coinvolgere pubblico e privato sociale con esperienze specifiche. Un comitato interassessorile che ha coinvolto Polizia Municipale, Assessorato all’Integrazione, Lavori pubblici, Ambiente, Sistema educativo, Prefettura, Regione Piemonte, Questura, Diocesi, Chiesa ortodossa, Compagnia di San Paolo, ecc.

Dal 2013 ci sono state riunioni settimanali per valorizzare la dimensione solidaristica e la storia della città e contribuire ai contenuti di una delibera di giunta che ha previsto soluzioni alternative alla casa tradizionale, rientri assistiti, borse lavoro, lavoro accessorio e soluzioni innovative di inclusione sociale.

È stata confermata la priorità del superamento del sito di Lungo Stura Lazio, oggetto di un’azione specifica, per criticità igienico-sanitarie, rischio idrogeologico e provvedimento di sequestro dell’area. È stata effettuata una mappatura tra febbraio e marzo 2013 e un censimento dettagliato dei nuclei familiari presenti.

Il Servizio Stranieri e nomadi ha poi presentato un bando specifico per le azioni necessarie, con un capitolato complesso, validato da Prefettura e Ministero, in cui si è messo a disposizione il fabbricato in via Traves.

Nel settembre 2013 è stato costituto un Osservatorio permanente che è subentrato al Comitato di Indirizzo, integrandone i componenti con i presidenti della Circoscrizioni 2, 5 e 6 e le aziende sanitarie locali, per monitoraggio e confronto sui risultati.

Nell’ottobre 2013 nella Gazzetta Ufficiale Europea è stato pubblicato il bando per il progetto Città possibile, che prevedeva il superamento totale del campo rom di Lungo Stura Lazio, considerando 600 beneficiari (su 800 censiti) e fissando la scadenza del contratto a dicembre 2015.

A dicembre 2013 è partita la prima fase e il 19 dicembre si è riunito per la prima volta l’Osservatorio, che si è riunito fino a novembre 2015 con cadenza bimestrale.

Nel complesso, sono stati 633 i beneficiari coinvolti, 255 i rimpatri assistiti in Romania, 378 in Italia (71 non ne hanno usufruito per rifiuto o interruzione del patto sottoscritto), 307 persone (79 nuclei familiari) sono stati collocate in 35 allocazioni (22 nuclei familiari in abitazioni ordinarie, 17 in housing temporanei, 9 in situazioni abitative di accompagnamento all’autonomia, 31 in contesti abitativi sostenibili, tra cui via Traves).

Non si sono realizzate 17 soluzioni per mancanza o venuta meno della disponibilità a fronte della conoscenza dell’utenza o dell’opposizione delle popolazioni, sia in città che fuori.

Si sono quindi trovate soluzioni diverse: ognuna ha garantito livelli decorosi per accogliere famiglie.

I controlli sono stati realizzati dandone sistematicamente atto alla Prefettura, anche con visite settimanali sul campo da parte degli operatori sociali pubblici. Inoltre, innumerevoli sono i controlli, anche amministrativi, e ancora oggi è in corso la disamina delle fatture prodotte e non c’è ancora il rendiconto definitivo. Sul lotto 1 del campo di Lungo Stura Lazio, aggiudicato per 1 milione 974mila euro, finora sono stati liquidati 1 milione 150mila euro. È stato richiesta la relazione all’aggiudicatario, a cui sono seguite ulteriori richieste di specificazioni.

Infine, vorrei precisare che non ci sono indagini a carico della Città”.

Sono intervenuti i consiglieri comunali:

Maurizio Marrone (F.D’I.): Di fronte agli elementi oggettivi dell’inchiesta questa Giunta dovrebbe solo fare ammenda. L’appalto prevedeva il riuso di cascinali abbandonati, insediamenti abitativi e in questo le cooperative si erano impegnate, ma non come si trattasse di un’intesa, ma un impegno patrimoniale per il quale furono stanziati 4-5 milioni. Oggi, al netto dei rimpatri che non danno garanzie perchè si tratta di persone appartenenti all’Unione Europea (finchè vivono i trattati di Schengen). La maggioranza di queste persone non è ma stata insediata dove avrebbe dovuto, ma in strutture figlie di abusi edilizi e di proprietà di persone già segnalate alla Giustizia per questo e per sfruttamento della prostituzione. La questione era stata già dibattuta in commissione il 2 aprile dello scorso anno, nella quale informai di queste ipotesi di reato, ma non accadde nulla e si continuò a utilizzare la stessa struttura abusiva. Quindi da quel momento non si tratta più di negligenza, ma di connivenza politica con queste cooperative alle quali non è stato chiesto nessun rendiconto. Noi, come gruppo, chiederemo con una mozione di sfiducia le dimissioni dell’assessore Tisi.

Enzo Liardo (NCD): Risulta difficile aggiungere elementi dopo l’intervento così circostanziato del consigliere Marrone. Vorrei però aggiungere che non riesco a mettere in discussione l’operato dall’assessora Tisi che, secondo me, ha agito in buona fede. Rimprovero però all’assessora il fatto che il consigliere Marrone aveva denunciato ogni cosa che ora sta emergendo. E questo mi rievoca la situazione dello Csea, dove denunciai, senza essere ascoltato, quello che stava accadendo all’interno del consorzio, con l’epilogo che tutti conosciamo. Oggi ci ritroviamo nella stessa situazione per non aver prestato attenzione alla denuncia della Minoranza

Lucia Centillo (PD): Mi ritrovo completamente in quanto relazionato dalla vicesindaca Tisi. E ci tengo a ricordare il grande lavoro di condivisone che ha coinvolto le istituzioni impegnate in questo progetto: collaborazione che ha permesso il monitoraggio continuo dell’operazione. Una condivisione cui ha partecipato attivamente anche il Consiglio comunale con il lavoro delle Commissioni e i molti sopralluoghi effettuati in questi anni. Per tutto questo, respingo al mittente l’accusa di attribuire alla città di Torino un modello paragonabile a quello dell’affare di “Roma capitale”. Torino è un’altra cosa, perché siamo andati a vedere di persona e lì dove c’erano baracche e bambini a giocare in mezzo ai topi, oggi c’è una pista ciclabile. Rispetto il lavoro della Magistratura, e va fatta comunque chiarezza, ma facciamo attenzione a non buttare via un’esperienza positiva.

Andrea Tronzano (Forza Italia): A un anno dall’avvio del progetto “Città possibile”, qualche domanda e qualche ragionamento le forze dell’opposizione l’hanno sviluppato. Per questo sono curioso di capire dove porterà questa inchiesta e chiedo di poter conoscere lo schema complessivo delle collocazioni abitative. Con quei dati potremmo infatti sviluppare ulteriori ragionamenti. Emerge poi la sensazione che le cooperative che hanno operato all’interno di questo progetto abbiano cercato più l’ottenimento dei contributi che un percorso rispondente alle gare d’appalto. Sensazione che fa il paio con quella di un progetto che non ha funzionato come ci viene raccontato. E, infine, sono curioso di capire se soldi di questo progetto siano finiti nelle mani di pregiudicati, come alcune informazioni in nostro possesso ci farebbero pensare.

Guido Alunno (PD): Ringrazio la vicesindaca per il suo intervento che ha dato il senso della grandiosità del progetto “Città possibile”. Si può gettare letame, ma la realtà è che quel campo da 800 persone non c’è più. Straordinario risultato mettendo attorno al tavolo istituzioni adogni livello e trattando quegli 800 Rom da persone. E io sono fiero di stare tra coloro che vedono la grandezza di quanto è stato fatto e che non ha uguali in nessuna città del mondo. C’è modo e modo di fare politica e gli interventi del Consigliere Marrone e della vicesindaca lo esemplificano e io sono fiero di stare da questa parte.

Michele Curto (SEL): Rivendico il legame con persone e associazioni oggi coinvolte in fatti che devono ancora essere accertati. Ho sempre sostenuto che gli appalti pubblici devono essere case di vetro e questo, a maggior ragione, vale per quella che è stata la mia casa. Lei consigliere Marrone vuole suffragare una tesi secondo cui i fatti di Torino sono analoghi a quelli di Roma, ma la distanza da quei fatti è di anni luce e qui non c’è alcun illecito arricchimento. Anch’io penso che sia sbagliato usare gli spazi del “ras delle soffitte” e mi domando quanto questo sia stato un intervento di inclusione sociale e quanto invece non sia diventata un’operazione di ri-collocazione. Adesso, assessora, vorrei capire per quanto tempo rimarranno aperte le ospitalità e quale sia l’andamento dei percorsi di inclusione.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Il campo rom voi l’avete creato quindici anni fa, con Chiamparino e ora voi l’avete distrutto, ma il problema, di cui avete la colpa, non è stato risolto. Tanti rom infatti si sono semplicemente spostati: basta andare a vedere la parte abusiva dell’insediamento di via Germagnano, che è raddoppiata. E ora assistiamo a episodi come quello di ieri con la Polizia Municipale presa a sassate. Vorrei anche capire con quali soldi bonificheremo l’area dall’immondizia prodotta in quindici anni. Non mi esprimo sulle indagini, ma penso che se errare è umano Terra del Fuoco è diabolica: basti vedere come sono stati gestiti i soldi per l’accoglienza. Dico al sindaco: attenzione ai soggetti con cui collaboriamo dato che Terra del Fuoco è sempre in mezzo. Dunque il problema rimane, assieme alla domanda: quale sarà il futuro dei campi nomadi? Noi una soluzione possiamo darla tranquillamente.

Michele Paolino (PD): Accogliendo quanto sostenuto in una deliberazione di iniziativa popolare, sostenuta da molti consiglieri, ci siamo a suo tempo impegnati non semplicemente a “sgomberare”, ma a superare i campi nomadi abusivi, costruendo nuove forme di convivenza. Forse il consigliere Marrone è nostalgico anche rispetto al campo di Lungo Stura Lazio, che costituirebbe per lui un buon argomento di propaganda, se ancora esistesse. Invece, stiamo restituendo quell’area alla città, anche con una nuova pista ciclabile. E lo abbiamo fatto trattando le persone come persone. La nostra attenzione alla trasparenza ha fatto sì che i controlli siano stati puntuali, come ci ha illustrato la vicesindaca Elide Tisi: del resto, questo è il modo con il quale amministriamo il denaro pubblico. Non siamo il CSM, in quest’aula non censuriamo le affermazioni di questo o quel magistrato, come sembra voler fare il consigliere Tronzano. La magistratura fa giustamente il proprio lavoro, ma non si può negare che noi si sia operato per affrontare un problema, raggiungendo un buon risultato.

Ha concluso il dibattito il Sindaco Piero Fassino:

Il campo rom di Lungo Stura Lazio esisteva da 15 anni, è stato una ferita aperta, di cui a lungo è stata chiesta la chiusura. Noi, anche sfidando impopolarità, abbiamo scelto di chiudere il campo, proponendo alle famiglie rom un ‘patto di emersione’ a cui era collegata una nuova sistemazione abitativa. Scelta non semplice, né popolare, ma grazie alla quale abbiamo offerto a centinaia di persone – tra cui tanti bambini – soluzioni abitative dignitose. Se qualcuno non ha rispettato impegni presi e se ci sono responsabilità, chi ne ha pagherà, ma ciò non offusca il valore della scelta e dell’obiettivo che ci siamo posti. Questa Amministrazione continuerà a perseguire soluzioni che consentano il superamento anche dei campi rom di corso Tazzoli e via Germagnano, per offrire soluzioni dignitose di vita a chiunque aderirà al nostro patto di emersione”.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese