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Economia

Sembra fatta: gli Agnelli cambiano rotta nell’editoria, La Stampa e il Secolo XIX a Repubblica – Espresso

Redazione Quotidiano Piemontese

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Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, la notizia secondo cui la famiglia Agnelli lascerà i suoi interessi editoriali in Italia e in particolare La Stampa sta diventando realtà. Secondo il Foglio e il FattoQuotidiano il gruppo Itedi proprietario  delle testate La Stampa e Il Secolo XIX si fonderà per incorporazione nel Gruppo Espresso, che in cambio cederà quote del gruppo a Exor, la finanziaria degli Agnelli, e ai genovesi Perrone, storici proprietari del Secolo XIX.

Scrive il Foglio in edicola:

L’operazione “Allargo Fochetti” è in dirittura d’arrivo. La sinergia tra il Gruppo Espresso e il Gruppo che edita la Stampa e il Secolo XIX (Itedi) permetterà alle famiglie De Benedetti (Carlo e Rodolfo) e Agnelli-Elkann (John) di dare vita al primo polo editoriale italiano. E la formula attraverso la quale si andrà a concretizzare l’operazione è questa. Il gruppo editoriale presieduto da Carlo De Benedetti diventerà proprietario di Itedi (gruppo che ha in pancia Stampa e Secolo XIX) e la Cir (società guidata da Rodolfo De Benedetti) scenderà di poco sotto il 50 per cento del gruppo restando azionista di riferimento (oggi è al 53). Il gruppo Itedi (controllato all’77 per cento da Fca e al 23 per cento dal gruppo Perrone) entrerà all’interno del Gruppo Espresso con una quota di poco inferiore al 25 per cento. Una parte di questa quota sarà in mano a Exor (15 per cento), una parte direttamente a Fca, una parte al gruppo Perrone.

Sul Fatto Quotidiano di oggi

L’operazione sarà annunciata fra pochi giorni e segna l’inizio dell’uscita della Fiat dall’editoria italiana dopo oltre un secolo: ItEdi, la società che controlla La Stampa e Il Secolo XIX, si fonderà per incorporazione nel Gruppo Espresso (Repubblicca,Espresso, quotidiani locali Finegil), controllato dalla holding Cir guidata da Rodolfo De Benedetti e Monica Mondardini. Oggi il capitale dell’ItEdi è per il 77 per cento di Fca (Fiat Chrysler) e per il 23 dell’Ital Press Holding, la società di Claudio Perrone, l’ex editore del Secolo XIX. La società verrà inglobata dal gruppo presieduto da Carlo De Benedetti.

Considerati i rapporti di forza, agli azionisti di ItEdi andrà quindi una piccola quota di minoranza del Gruppo Espresso che sarà definita nei prossimi mesi. Il passaggio cruciale: la porzione del Gruppo Espresso che spetterà a Fca sarà redistribuita fra i suoi azionisti. In questo modo la Fiat, una compagnia che produce automobili e non giornali, come ripete sempre l’ad Sergio Marchionne, uscirà dall’edi – toria italiana. La holding Exor, cassaforte degli investimenti della famiglia Agnelli presieduta da John Elkann, avrà un peso molto ridotto. Perché Exor è titolare del 30 per cento di Fca, che corrisponde a un terzo della quota spettante ai soci di ItEdi nel gruppo di De Benedetti.

Giuseppe Turani su Uomini e Business

Con sempre maggiore insistenza si parla di un matrimonio, che ormai sarebbe alle porte, fra Repubblica e la Stampa. Per ora, si legge, gli avvocati dovrebbero mettere in piedi una specie di holding dove cominciare a fare un po’ di sinergie. Ma il punto d’arrivo dovrebbe essere una fusione.

In attesa di conferme ufficiali, ci si può chiedere se tutto ciò abbia un senso oppure no. La risposta è positiva, da entrambi i lati. Tutte e due i gruppi hanno problemi di tipo economico, nel senso che questi giornali non sono fonti di ricchezza (secondo “Il Foglio”, domenica “l’Espresso” cessa di avere un’esistenza autonoma e diventa supplemento domenicale di “Repubblica”). Ma sono anche passati i tempi in cui i giornali servivano, comunque, per difendere la propria area: ormai non ci sono più aree da presidiare. E quindi bisogna che almeno non perdano soldi.

Ma ci sono anche ragioni più specifiche. Da parte degli Agnelli c’è il fatto che sono sempre meno interessati alla stampa italiana. Ormai il loro è diventato un gruppo multinazionale e quindi, semmai, c’è il desiderio di giocare su quel piano anche con la stampa (e infatti sono entrati nell’Economist).

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