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Cronaca

Il Museo del Risorgimento rischia il pignoramento: bollette non pagate per 4 anni

Redazione Quotidiano Piemontese

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Sessantamila euro. E’ quanto deve risarcire il Museo del Risorgimento alla società  di gestione del calore per bollette non pagate per quattro anni. Rischia di rimanere al freddo,ma soprattutto, richia il pignoramento, il più importante museo dedicato al Risorgimento italiano. L’ente che si occupa della gestione del calore infatti ha fatto causa direttamente al Museo, alla Regione e al ministero dei Beni Culturali. Da quanto risulta, poi, la Regione non vuole accollarsi i debiti dell’ente. Tradotto: l’ente giudiziario potrebbe pignorare prendere i soldi dal bilancio del Museo, fondato nel 1878 (l’unico che può vantare la dicitura “nazionale”).

La Regione infatti tiene a sottolineare che non ha mai firmato alcun contratto con l’ente che fornisce il riscaldamento al Museo.

Il problema allora è tutto del presidente Umberto Levra. Che, per parte sua, deve gestire anche l’inchiesta sulle bandiere di Italia150: l’indagine riguarda presunti episodi di turbativa d’asta nelle pubbliche forniture e di peculato.  Sotto la lente dei finanzieri ci sono le gare d’appalto per il potenziamento degli impianti elettrici del Museo e la fornitura delle bandiere in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia.

 

Aggiornamento

Riceviamo e pubblichiamo una precisazione del Museo dei Risorgimento

 

Il Consiglio di Gestione del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano intende chiarire che la controversia che oppone il Museo (e altri soggetti occupanti spazi all’interno di Palazzo Carignano, tra i quali la Soprintendenza ai Beni storico-artistici, l’Unione Culturale Antonicelli e la Regione Piemonte) ha per oggetto una pretesa che si ritiene infondata, perché il Museo non ha sottoscritto a suo tempo alcun contratto di gestione calore e pertanto è soggetto terzo ed estraneo rispetto al contratto stipulato dalla Soprintendenza, la quale ha aderito in data 29.09.2003 alla convenzione Consip per la fornitura del servizio energia per un periodo di cinque anni, avente ad oggetto la gestione del riscaldamento dell’intero Palazzo Carignano. Inoltre il contratto stipulato dalla Soprintendenza è scaduto nel 2008 e non è stato prorogato. Nonostante questo, la società ha emesso anni dopo una fatturazione sulla base di consumi e importi stabiliti unilateralmente, riferiti anche al pagamento integrale e non alla sola quota prevista per legge nel periodo di chiusura del Museo per il suo riallestimento e quindi privo di riscaldamento. La società con atto di citazione inviato a usuari di Palazzo Carignano ha chiesto il pagamento delle fatture emesse e conseguentemente il Museo si è costituito, eccependo la carenza di legittimità passiva dello stesso. La vicenda è oggetto di procedimento civile, iniziato nel settembre 2014 e tuttora pendente, Il comportamento degli organi direttivi del Museo è stato quindi improntato a correttezza e tutela delle ragioni dell’ente: il pronto pagamento di quanto indebitamente richiesto avrebbe forse risparmiato al Museo un ulteriore attacco a mezzo stampa, ma sarebbe stato ingiustificato e dannoso per le sue finanze. Egualmente gratuita è la commistione fra questione riscaldamento e indagini penali. Per quanto concerne la vicenda oggetto dell’indagine della Procura della Repubblica, il Consiglio di Gestione ne attende con tranquillità la conclusione; già nella riunione del 25 febbraio 2015 confermò all’unanimità la fiducia nel presidente Umberto Levra e nel direttore Roberto Sandri Giachino (che avevano immediatamente messo a disposizione il loro incarico all’inizio dell’inchiesta) ed è certo che la Magistratura farà piena luce sulle vicende oggetto di indagine.

Torino, 15 marzo 2016

Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino

 

 

 

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