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Cronaca

Timbrava il cartellino a Grugliasco e con calma andava all’Università di Torino. Prima promossa adesso licenziata

Redazione Quotidiano Piemontese

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E’ il primo caso di licenziamento all’Università di Torino per un fatto simile. L’interessata è una funzionaria che timbrava il cartellino sotto casa, a Grugliasco, dove ci sono le sedi di Veterinaria e Agraria per poi recarsi con calma all’Università di Torino, in via Dogliotti.  La donna, infatti, sfruttava una falla del sistema: all’Università è possibile passare il badge in una qualunque delle sedi, anche se non è quella di appartenenza.

All’epoca dei fatti la funzionaria,  scoperta grazie ad una segnalazione di un collega , era stata prima sospesa ma poi promossa ad un incarico più importante: era stata promossa “responsabile amministrativo contabile” a Scienze Veterinarie di Grugliasco. Fatto che ha destato incredulità e disappunto: tanto che era stata recata una lettera anonima al Rettore Gianmaria Ajani per sollevare all’attenzione il caso.

Ma le assurdità non finiscono. Infatti all’epoca i provvedimenti furono presi, ma  per il funzionario che aveva  denunciato il comportamento scorretto della dipendente infedele. Provvedimento poi archiviato. Adesso secondo fonti interne all’ateneo, riferisce askanews, “è stato multato invece il dirigente che aveva avviato il procedimento disciplinare alla signora. Le stesse fonti fanno notare che non c’è stata nessuna contestazione per il direttore delle risorse umane, che prima ha dato la sanzione alla donna e poi ha firmato il decreto di promozione per conto della Direttrice Generale dell’ateneo”.

Di certo c’è che la funzionaria adesso è stata licenziata.

Duro il commento di Igor Piotto, Flc-Cgil in ateneo: “Il punto di tutta questa vicenda e che il focus è solo sulla persona che non ha rispettato le regole. Ma non si pone mai l’attenzione su chi ha garantito il non rispetto delle regole. La direzione generale prima ha sanzionato la lavoratrice, poi l’ha premiata con una promozione per poi licenziarla. Non discutiamo la scorrettezza della lavoratrice, come sindacato, ma c’è un utilizzo strumentale e discrezionale delle regole che lascia in ombra la responsabilità della direzione generale dell’università, che avuto un comportamento quantomeno discutibile”.

 

 

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