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La violenza subita danneggia il Dna delle donne: il progetto Epi-REVAMP cercherà di vedere come

Redazione Quotidiano Piemontese

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Possono le conseguenze di una violenza subita essere rintracciate nel genoma delle donne? E’ quello che cercherà di dimostrare  il progetto triennale Epi-REVAMP, promosso dall’E.O. Galliera di Genova e dall’Istituto Superiore di Sanità, cui la ASLTO2 partecipa con ben due presidi ospedalieri, il Maria Vittoria e il San Giovanni Bosco.

L’ambizioso progetto cercherà di identificare le tracce della violenza nel genoma delle donne che l’hanno subita e le riparazioni successive a un intervento psicoterapeutico. Le informazioni fornite dalla bio-banca apriranno dunque nuove strade per la cura e l’applicazione di protocolli terapeutici innovativi per migliorare la salute delle donne vittime di violenza, che subiscono conseguenze di natura fisica, sessuale e psicologica.

Spiega il dott. Alessio Pitidis: “Premettendo che la violenza è da considerarsi un fattore ambientale estremamente negativo, Epi-REVAMP è lo studio molecolare che consente di estrapolare dati epigenetici da campioni di sangue intero di pazienti che hanno subito trauma. Questa tecnologia innovativa sarà utilizzata come strumento di screening per determinare nuovi biomarcatori, in grado di individuare gli stadi precoci di insorgenza del Disturbo Post Traumatico da Stress”.

Uno studio innovativo

Esistono molti studi sull’influenza negativa di semplici fattori ambientali come fumo, alcol, alimentazione non corretta, fattori socio-economici, sul nostro stato di salute, documentati dalle modificazioni del profilo epigenetico, ma per quanto riguarda le modificazioni indotte dalla violenza, spiega il Direttore Generale ASLTO 2, Dott. Valerio Fabio Alberti, ” gli studi pubblicati sono perlopiù incentrati sulla popolazione maschile e su classi particolari di popolazione per cui la ricerca cui partecipiamo è ancora più innovativa e vede alleate tutte le professionalità del mondo ospedaliero, assistenziale, sociale e della ricerca, per affrontare questo rilevante problema di salute pubblica globale”.

Libera adesione

Le persone che hanno subito violenza, in accesso ospedaliero, possono aderire su base libera e volontaria allo studio, acconsentendo al prelievo di propri campioni biologici, che verranno comparati con quelli di soggetti sani, per valutare il rischio di sviluppare Disturbo Post Traumatico da Stress.

Modalità

Il protocollo, confezionato e approvato dal Comitato Etico dell’IIS, sulla base della normativa europea, prevede il prelievo di poche gocce di sangue (per Ematocrito, Analisi biochimiche specifiche e profilo epigenetico) unito alla compilazione di questionari su abitudini alimentari e stili di vita, misurazioni antropometriche, nonché test psicologici e di valutazione della capacità funzionale e del benessere generale della vittima.

Come funziona?

Gli aderenti al progetto verranno seguiti nel percorso terapeutico per la durata di 18 mesi, con altri prelievi di sangue a distanza dopo 6, 12 e 18 mesi, concomitanti con interviste, esame obiettivo e misurazioni antropometriche per la valutazione dell’evoluzione dello stato psico-fisico. La partecipazione allo studio multicentrico non comporta rischi, non è retribuita ed è molto importante per la Ricerca e per la salute pubblica: ciascuno avrà contribuito personalmente allo sviluppo di possibili benefici per le generazioni future.

 

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