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Economia

I lavoratori della Pininfarina scrivono al ministro Poletti

Redazione Quotidiano Piemontese

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La Fiom-Cgil ha reso noto che i lavoratori della Pininfarina di Cambiano sono stati ricevuti dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, in occasione della sua visita in azienda, e gli hanno consegnato una lettera aperta, sulla loro situazione aziendale che parla anche dell’assenza di politiche industriali nel nostro paese.

Ci rivolgiamo a lei, in occasione del sua visita, perché la la nostra storia rappresenta in modo emblematico le difficoltà del nostro sistema produttivo e dell’assenza di una politica industriale adeguata, anche da parte dell’attuale governo.

Noi siamo considerati un’eccellenza, eppure in questi anni abbiamo perso occupazione e chiuso stabilimenti. Da oltre 2 mila dipendenti siamo ridotti a 300 con una diminuzione consistente di lavoratori produttivi a oggi ridotti a circa 60unità. Recentemente siamo stati acquisiti da una multinazionale Indiana chiamata Mahindra, ma ad oggi non vediamo segni di rilancio significativi e continuiamo a fare Cassa Integrazione senza una prospettiva industriale che possa rilanciare la società.

È difficile rilanciare il patrimonio di conoscenze e di tecnologia di cui tanti lavoratori e tante aziende dispongono, se non si difende e si investe su quel che c’è. A oggi siamo in attesa di un incontro richiesto a suo tempo presso la Regione Piemonte per creare un tavolo che determini trasparenza sul futuro industriale della nuova società. Altri paesi investono in r&d molto più dell’Italia,se non si determinano nuove politiche di investimenti, la partita rischia di essere già persa in partenza.

Questa è la priorità per salvare il tessuto industriale e non le ricette per creare ulteriore flessibile nel mercato del lavoro dove la precarietà la fa già da padrona ormai da tempo. Basta al riguardo vedere cosa sta avvenendo nella sede Milanese di Mahindra, dove dopo l’acquisizione di un ramo di Italtel, si procede unilateralmente a tre licenziamenti per motivi economici,dopo anni di mancati investimenti. In questo modo si depaupera il tessuto industriale e si disperdono conoscenze e professionalità che in oltre trenta anni si sono costruite.

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