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Cultura

Pietre sacre in Val di Susa, intervista con Pier Paolo Strona

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E’ da poco in libreria per i tipi di Neos Edizioni un interessante viaggio nella Val di Susa, alla scoperta dei segni degli antichi riti pre-cristiani. Si chiama Pietre sacre in Val di Susa – Doolmen, coppelle, altar e menhir, con i testi di Giacomo Augusto Pignone e le fotografie di Pier Paolo Strona.

Trovate qui la recensione del libro.

Pier Paolo Strona ha risposto alle nostre domande sul libro.

La Val di Susa è una valle con un fascino tutto particolare. Come è nata l’idea della ricerca e del libro?

Sia io che Pignone abbiamo sempre camminato in montagna e anche nella Valle di Susa naturalmente, così interessante, bella e sotto casa.
L’interesse per l’antico e le tracce di civiltà trascorse e per la storia locale è sempre stato vivissimo in Pignone e grazie a lui è passato anche a me.
Forse l’idea di scrivere un libro l’ho avuta io per primo ma, come dice lui stesso nella Premessa, dopo qualche titubanza é stata ben accettata e ci siamo impegnati insieme.
Mi occupo di arte, fotografia e musica, e mi sembra che l’arte non abbia molto senso se resta nel cassetto, deve andare in giro e raggiungere chiunque possa esserne stimolato.

Quanto è difficile (o facile) imbattersi nei reperti durante una passeggiata in valle?

Alcuni reperti sono abbastanza conosciuti ma molti sono in luoghi impervi e fuori dai soliti percorsi escursionistici: questi hanno richiesto tempo e fatica, un impegno sempre piacevole.

Gli abitanti del luogo che avete incontrato sono consapevoli del tesoro che hanno nei loro boschi?

Direi di sì, almeno per le persone più anziane che abbiamo incontrato, persone molto attaccate ai loro territori e conoscitori della loro storia.

Il libro è pieno di fotografie affascinanti, che immagino saranno solo una selezione. Quante ne hai scattate in tutto per questo lavoro?

Cammino sempre con la macchina fotografica, il mio archivio supera le 100000 fotografie, e negli anni avrò scattato nella Valle di Susa molte migliaia di diapositive e altrettante foto digitali, forse 7/8000, in tutte le stagioni.
Molte le ho scattate quando non avevo ancora il progetto del libro ma sono poi state molto utili.

Secondo te c’è il rischio che senza un’attenta opera di conservazione e valorizzazione questo patrimonio scompaia dalle nostre terre?

Uno degli scopi del libro era nel nostro intendimento quello di far conoscere questo patrimonio nella speranza che qualche Amministrazione locale o regionale si muovesse per valorizzarlo.
Sarebbe una ricchezza per tutti. Altrimenti esiste il rischio di atti di vandalismo o di perdita della memoria e sarebbe un gran peccato.

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