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La Cuneo – Ventimiglia – Nizza: una ferrovia da scoprire e da difendere

Redazione Quotidiano Piemontese

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Roberto Morandi, un giornalista di Varese News, ci ha mandato un lungo contributo/lettera sulla Ferrovia Cuneo – Ventimiglia – Nizza e sul tema del collegamento internazionale della Val Roja che viene definita una ferrovia da scoprire e da difendere che con piacere pubblichiamo.

Nel 1979, al momento della riapertura della ferrovia Cuneo-Ventimiglia dopo anni di lavori di ricostruzione, un qualche ministro o sottosegretario disse, con enfasi retorica, che i treni avrebbero «tessuto incessanti la trama delle buone relazioni italo-francesi» (più o meno, cito a memoria). A distanza di quasi quarant’anni, quelle “trama di relazioni” (ferroviarie) è messa in crisi non già da un’ostilità tra governi, nè tra le popolazioni, ma più banalmente dai tagli al servizio disposto da Regione Piemonte e Trenitalia. Una politica – di questo si tratta, scelte consapevoli – che mette in crisi un territorio, quello cuneese e della Val Roja, che invece vuole difendere con convinzione la ferrovia.

Son capitato in val Roja più volte, negli ultimi vent’anni, attratto da questo strano territorio di confine (francese, ma anche un po’ italiano) e dalla ferrovia, che rappresenta in sé stessa motivo di attrazione, con i suoi ponti in pietra d’inizio novecento, gli arditi viadotti in cemento del 1979, le gallerie elicoidali c che compiono ampi giri per prendere quota, le stazioncine che servono ogni piccolo villaggio lungo la linea.

Nel 1997-98, ai tempi della mia prima visita, si arrivava a Ventimiglia e a Nizza direttamente da Torino, senza cambio a Cuneo (e secondo cambio a Breil-sur-Roya, nel caso si fosse diretti a Nizza). Oggi le relazioni dirette sono scomparse e a coprire la relazione Cuneo-Ventimiglia sono rimasti solo due treni al giorno: si deve “far scalo” a Cuneo, il che significa prendere un minimo di margine per aver garanzia della coincidenza. Il 2 gennaio scorso io ho colto l’occasione per mangiare un ottimo piatto in una curiosa latteria, per rivedere le piazze di Duccio Galimberti e i portici di Nuto Revelli e della battaglia del 28 aprile ’45… ma forse altri preferirebbero poter viaggiare spediti da Torino verso la Riviera.

Non bastassero le sole due corse al giorno, a questo si aggiunge la scarsa consistenza – per così dire – dei treni: a differenza che in passato (si usavano robusti convogli con locomotiva in testa, anche solo pochi anni fa), oggi basta poco perché i due “Minuetto” messi a disposizione da Trenitalia finiscano per esaurir lo spazio non solo a sedere, ma pure in piedi. Esempio contingente ma significativo, la corsa pomeridiana verso Ventimiglia al 2 di gennaio scorso: siamo partiti da Cuneo con molti posti già occupati e qualcun altro è salito nelle stazioni successive, sì che quasi ogni posto era già occupato. Arrivati a Limone Piemonte, il marciapiedi di stazione traboccava di viaggiatori in partenza: famiglie e intere comitive di ragazzi, credo per lo più reduci dal Capodanno. Basta poco per riempire un treno, se si va al risparmio.

Anche questo piccolo episodio è una dimostrazione che la domanda di trasporto c’è, eccome. Sul lato francese le SNCF sono in grado di garantire una decina di collegamenti Nizza-Breil (“porta” della val Roya francese), qualcuno prosegue poi fino a Tenda, servendo i piccoli villaggi della valle. E i convogli SNCF trasportano viaggiatori di ogni tipo: ci sono i pendolari, anche quelli interni alla banlieue nizzarda (all’estrema periferia hanno creato anche una nuova fermata in corrispondenza di un modernissimo liceo); ci sono gli escursionisti (persino al 3 gennaio, in pieno inverno, Sospel e Breil erano piene di gente con lo zaino in spalla!), ci sono i pensionati diretti in Riviera, ci sono pure i valligiani viaggiatori occasionali (m’è capitato di vedere gente che in treno faceva pochi chilometri, da La Brigue a Tenda, in un giorno di mercato).

Intanto in Italia – mentre si spendono centinaia di milioni di euro per spostar nell’interno la ferrovia costiera in Liguria e per altre grandi opere – sembrano non esserci soldi per far poi girare i treni, a Cuneo come ad Alba, a Varallo, ad Asti o ad Arona (per citare alcune della città che hanno perso una parte dei loro collegamenti negli ultimi anni, con la chiusura di intere linee disposta da Trenitalia e Regione). Sulla “ferrovia del Tenda” oggi tagliano le corse, magari per poter dire, in futuro, che non ci viaggia più nessuno. E poter estrarre dal cilindro calcoli ragionieristici fatti a posteriori: avete presente? «Ci costerebbe meno regalare una Panda ad ogni viaggiatore», dissero ad Aosta a proposito della linea per Prè-Saint-Didier. E calcoli simili li fecero pure le giunte Cota e Chiamparino, quando si trattò di chiudere le linee nell’Astigiano o nel Novarese.

Tornando a usare un po’ dell’enfasi del 1979, potremmo dire che davvero la Cuneo-Nizza-Ventimiglia è l’ultima trincea: la morte di una linea internazionale, così tenacemente ricostruita nel 1979 dopo i danni della Seconda Guerra Mondiale, così frequentata dai viaggiatori, rappresenterebbe una sconfitta per tutto il Piemonte e per il territorio, costretto nel lungo periodo a subire precise scelte politiche di riduzione del servizio pubblico. Scrivo queste righe per spronare alla massima attenzione a questa vicenda e alla mobilitazione di tanti comitati e associazioni, francesi e italiane. E invito anche i lettori a scoprire la spettacolare “ferrovia del Tenda”: siate diretti a Nizza o a Ventimiglia, prima della vista del mare, lo stesso viaggio non mancherà di stupirvi.

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