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Una pistola per lo stalker, intervista con Gianni Miglietta

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E’ da poco uscito per i tipi di Neos Edizioni Una pistola per lo stalker, di Gianni Miglietta. Si tratta di un romanzo con al centro una storia di stalker. Un uomo che assilla, umilia, rende impossibile la vita alla sua ex compagna, impedendole di costruire una nuova storia d’amore.

Un tema quindi estremamente attuale in un romanzo che si conclude come un vero e proprio thriller. Trovate qui la recensione completa.

Gianni Miglietta ha voluto rispondere alle nostre domande.

Al centro del tuo romanzo un tema drammaticamente attuale. Da cosa è nata l’idea di affrontare questo argomento?

L’idea ha preso forma poco più di due anni fa quando improvvisamente sulla cronaca di tutti i giorni hanno iniziato a essere riportati casi di violenza verso donne ex compagne, fidanzate o mogli, tutti conclusi con l’uccisione della donna coinvolta. Se ricordate in un anno erano state registrate oltre 260 vittime. Non riuscivo a capire come un uomo potesse arrivare a questi estremi nei confronti di chi aveva condiviso esperienze di vita, tra cui, spesso, la nascita e la crescita dei figli. Mentre buttavo giù una prima traccia immaginando gli impatti psicologici sulla vittima e su come poteva cambiare la propria vita e quella di chi gira intorno ad essa, ho iniziato a parlarne con amici e amiche ed è affiorato lentamente e dolorosamente che alcune di loro erano state vittime, a vari livelli, di stalking.

Nel libro cerchi di mostrarci l’animo di tutti e tre i protagonisti e il loro punto di vista sul tema che si trovano ad affrontare. Tutti e tre hanno dei limiti imposti dal loro ruolo nella vicenda e vedono la situazione con occhi diversi. Vittima, carnefice e aiutante…

Più che aiutante la figura del “buono” la definirei un’ancora alla normalità ed è stata inizialmente la più facile da impostare perché costruita sulle mie sensazioni. Spiegherò dopo il perché delle virgolette. La vita di quest’uomo è regolata dal lavoro di tutti i giorni e da passioni semplici: la montagna e la musica. Entrambe hanno accompagnato gran parte della mia vita e le emozioni che suscitano, trent’anni in montagna lasciano il segno, ho cercato di trasferirle sulla carta: la parete di roccia su cui arrampichi è la solida realtà mentre la musica è la rampa di lancio per la fantasia e i sentimenti che abbiamo in noi.
La definizione del profilo della vittima è stato un po’ più complicato, prima di tutto perché non sono donna e quindi sento le cose in modo diverso e poi, fortunatamente, non sono mai stato vittima. Per fortuna sono stato aiutato dalla fiducia concessami da alcune donne che, per passi successivi, si sono lasciate intervistare raccontando le loro esperienze, lo stress, le paure, i paradossali sensi di colpa, le svolte che hanno dovuto imporre alla loro vita e a quella dei loro cari. La protagonista femminile è il risultato delle loro esperienze e dell’evoluzione del personaggio mentre lo seguivo lungo la storia.
Il cattivo è stato sicuramente il personaggio più difficile da costruire. All’inizio mi ha aiutato soprattutto la squadra della Questura di Torino dedicata a contrastare la violenza e lo stalking. Dentro questa cornice ho calato i consigli di un avvocato e di un paio di psicologi per evitare un personaggio sopra le righe. Infine ho cercato di immaginare un lato oscuro in me mettendo il personaggio in una situazione e osservando come si muoveva. Anche il cattivo quindi è cresciuto come sono cresciuti gli altri personaggi lungo la storia ed è stata una brutta emozione constatare che un lato oscuro esiste in tutti noi, racchiuso in una corazza di civiltà, educazione e forza che, se non coltivata, a volte si incrina, ecco il perché delle virgolette utilizzate per il buono, e altre si rompe e porta l’uomo a diventare belva.

Sullo sfondo una Torino silente, che sembra aver quasi paura di intervenire o di non esserne in grado, come spesso capita alle persone vicine alle vittime di stalking. Quanto è difficile aiutare e chiedere di essere aiutate?

È sicuramente difficile aiutare senza invadere una privacy resa fragile da queste esperienze e ancora di più chiedere aiuto in un mondo che celebra solo i vincenti e tante volte accusa la donna di “essersela cercata”. Fortunatamente i tempi stanno cambiando e se si trova il coraggio di chiedere aiuto, adesso è possibile ottenerlo. Parlare di statistiche in questi casi è agghiacciante ma ricordiamo che se la donna si rivolge alla polizia e denuncia il fatto, il primo intervento della Giustizia ferma oltre il 70% dei persecutori. Torniamo alle 260 vittime che ho citato all’inizio e scopriamo che queste sono meno del 5% dei casi stimati. Calcolate il numero stimato di vittime: questo è agghiacciante.

Qual è il tuo rapporto con Torino?

Amo Torino, non vorrei vivere in nessun altra città. Amo la sua Storia, i suoi viali alberati, i palazzi, la sua gente, il suo cielo, i panorami che la circondano. Avete mai provato a camminare nel suo centro all’alba?
Torino è stata la nostra Capitale e quando scherzo con gli amici mi riferisco a lei ancora così. Qui sono nate tante cose e ne nasceranno ancora tantissime.
Come il personaggio “buono” di questo romanzo Torino trova sempre un modo per aiutarti se chiedi aiuto.

La domanda con cui cerco di chiudere sempre le interviste. Immaginando una trasposizione cinematografica o televisiva del tuo romanzo, quali attori ti piacerebbe vedere nei ruoli dei tuoi personaggi?

Chris Pine nella parte di Alessandro
Famke Janssen nella parte di Elena
Paul Bettany nella parte di Vittorio
E la voce originale di Clint Eastwood per il DJ

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