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Cronaca

21 indagati nell’inchiesta sul finto ispettore che da Torino ricattava i frequentatori dei siti di incontri

Redazione Quotidiano Piemontese

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Si è conclusa con 21 indagati e 16 arresti l’inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Nuoro iniziata nel 2017. Tutti sono accusati di truffa ed estorsione e in un caso anche di morte come conseguenza di altro reato. Uno dei ricattati infatti aveva deciso di togliersi la vita non riuscendo a reggere alla persecuzione.

Il tutto era coordinato da un uomo a Torino, che si è finto ispettore di polizia e con quel titolo ricattava i frequentatori di siti di incontri online minacciando multe e chiedendo soldi. Almeno 600 persone sono state contattate, in 45 casi i carabinieri hanno ricostruito nel dettaglio il raggiro.

Il falso poliziotto torinese aveva creato una rete importante di collaboratori.

Ecco come funzionava la truffa, ricostruita nei dettagli dalle forze dell’ordine:

Il modus operandi della banda criminale consiste nel contattare gli inserzionisti dei più noti e utilizzati siti d’annunci commerciali e di incontri. Attraverso la captazione dei profili social e l’acquisizione di informazioni personali degli inserzionisti la vittima viene contattata dal sedicente Ispettore Gigliotti Marco della Polizia Postale di Roma, matricola ER432, e persuasa dell’esistenza a suo carico di una denuncia/querela che potrebbe ritorcersi sulla vita privata/lavorativa/professionale dell’inserzionista. Il truffatore, che fa largo uso di terminologie in uso alle forze dell’ordine, una volta conquistata la fiducia della vittima, rappresenta la possibilità che l’inesistente azione penale possa venire archiviata con il pagamento di una di multa che, sovente avviene tramite bonifici su PostPay ma, in caso di ingenti somme, che arrivano anche ai 20.000,00 euro, avviene in contanti. I trasferimenti di denaro sulle PostPay e sui conti correnti on line è vorticoso e frenetico al fine di far perdere le tracce dei pagamenti da parte delle vittime. Il denaro viene immediatamente utilizzato per l’acquisto di piccole quantità di droga e in un caso, il capo della banda, dopo aver incassato il denaro dalla vittima si reca da un concessionario per acquistare un auto di lusso. In questo caso viene orchestrata una vera e propria messinscena con finte auto civetta della polizia e finti equipaggi che, simulando un’attività investigativa a carico della vittima, si fanno consegnare denaro, in contanti, in buste sigillate destinate al pagamento delle sanzioni inesistenti.

 

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