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Economia

Per ricordare i 15 anni dalla morte di Gianni Agnelli un documentario su Sky

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il 24 gennaio del 2003 , quindici anni fa, moriva Gianni Agnelli. Il giorno successivo, decine di migliaia di persone si misero in fila con oltre tre ore di attesa, per un ultimo saluto all’Avvocato allacamera ardente allestita al Lingotto come per un amico o un sovrano ? In ogni caso la vita di Gianni agnelli ha caratterizzato l’Italia, il Piemonte e Torino.

Per celebrare i 15 anni dalla morte dell’avvocato è stato realizzato un documentario prodotto da HBO dal titolo appunto  L’Avvocato, che Sky Atlantic ha mandato in per ripercorrere tutte le fasi della vita di Gianni Agnelli.

Altro che quello del Machiavelli! Per molti il solo principe d’Italia è Gianni Agnelli, un’icona culturale che ha rappresentato la forza, la calma e la prosperità del periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale e dell’inizio del nuovo millennio. In questo documentario Agnelli, in programma su Sky Cinema Cult il 24 gennaio in seconda serata per celebrare la sua figura a 15 anni dalla scomparsa, saremo partecipi di un coinvolgente ritratto che comprende interviste private a quasi quaranta tra familiari, amici, confidenti professionali e rivali che comprendono le sue sorelle e altri parenti, vecchie fiamme, impiegati e dirigenti della Fiat di oggi e del passato, il suo maggiordomo e il cuoco, e poi anche giornalisti, storici e amici tra cui Henry Kissinger, Valentino, Jackie Rogers, Sally Bedell Smith, Roger Cohen, Jas Gawronski, Lee Radziwill e sua nipote, Diane Von Furstenberg che commenta: “Gianni era irresistibile. Era impossibile non essere sedotti da lui. Ogni donna era pazza di lui, ogni uomo voleva essere lui”. “Ho sempre detto che era pericoloso pensare a qualche idea in sua presenza, perché lui l’avrebbe acquisita” racconta Henry Kissinger. “Lui era l’immagine internazionale dell’Italia. Era l’uomo più glamour d’Italia” afferma Jean Pigozzi. Agnelli comprende un girato in Super 8 di Benno Graziani e ritratti iconici di Richard Avedon e Ugo Mulas, insieme a numerosi video d’archivio e foto personali che aiutano a
delineare il complesso ritratto del capo della FIAT, che era una figura internazionale eloquente e politicamente potente, un playboy irrequieto che stimava la famiglia, ma che andò incontro a dei fallimenti come padre. Agnelli è strutturato in cinque capitoli.
L’ascesa della FIAT: il maggiore di sette fratelli, Gianni Agnelli era il nipote del fondatore della FIAT Giovanni Agnelli. Dopo aver servito durante la Seconda Guerra Mondiale, ritorna in un’Italia distrutta dalla guerra, con la FIAT sull’orlo della confisca. Preparato sulla lingua inglese, Agnelli riuscì a convincere gli americani che tenere la FIAT all’interno della famiglia avrebbe aiutato maggiormente a combattere il comunismo.
La dolce vita: vivendo nel sud della Francia, Agnelli diventò un importante membro dell’alta società internazionale, e corteggiò donne come la stella del cinema Anita Ekberg e Pamela Churchill, ex moglie del figlio del primo ministro inglese. Mentre era in riabilitazione in seguito a un incidente d’auto che gli aveva procurato sette fratture, si impegnò sentimentalmente con l’amica di famiglia Marella Caracciolo. Alla fine i due si sposarono ed ebbero due figli, nonostante il suo stile di vita da
“Don Giovanni”. Gli Agnelli diventarono famosi per la loro abitazione sfarzosa, per i loro look di alta moda e per le frequentazioni con i leader politici e culturali di tutto il mondo.
Gli anni di piombo: nel 1966, Agnelli prese il comando della Fiat e si focalizzò sull’espansione della stessa, sull’acquisizione della Ferrari e sul rendere la FIAT competitiva nei confronti dei giganti automobilistici statunitensi. Una crisi globale del petrolio fece perdere soldi alla compagnia ma Agnelli si rifiutò di licenziare i lavoratori, preferendo invece offrire una piccola quota di partecipazione della FIAT al leader libico Muammar Gheddafi, e intensificare la dipendenza sugli investimenti bancari di Mediobanca. Nel 1976, una vittoria dei comunisti ebbe come conseguenza l’ascesa del terrorismo, minacciando le fabbriche FIAT e mettendo a rischio la vita di Agnelli. Nonostante l’assassinio di un dirigente FIAT, Agnelli si rifiutò di lasciare Torino. Con l’Italia e la FIAT in ripresa nel corso degli anni ’80, Agnelli riuscì anche a ricomprare la quota di partecipazione di Gheddafi.
Il colpo di stato: in seguito alla diagnosi di un cancro alla prostata, Agnelli iniziò a pianificare il suo ritiro, per farsi sostituire da suo fratello minore Umberto ma un colpo di stato aziendale lo obbligò a restare. Ci vollero altri cinque anni prima che Agnelli riottenesse il controllo.
Edoardo: Agnelli e suo figlio, Edoardo, erano diversi sotto molti punti di vista. Edoardo andò al college negli Stati Uniti, iniziò a fare uso di droghe e alla fine si suicidò. Conseguentemente a questo avvenimento Agnelli fu preso dalla disperazione, che durò fino alla sua morte, avvenuta nel 2003. Al funerale di Agnelli, la folla si riunì per ricordarlo sull’anello della pista dello stabilimento del Lingotto, sottolineando quindi la sua influenza duratura sull’Italia.

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