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Al posto del Nastrificio Bonicatti a San Mauro Torinese nasce una delle più grandi costruzione italiane in legno e bioedilizia

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E’ appena partito il cantiere per la riconversione del Nastrificio Bonicatti a San Mauro Torinese, un intervento che porterà al recupero di un importante patrimonio industriale, in un’area di circa 4400 metri quadrati. Al posto dei capannoni, arriverà, in tempi record, una delle più grandi costruzione italiane in legno e bioedilizia realizzata da FC General Contractor del gruppo Ferreri Costruzioni.

Il progetto, firmato dagli architetti Luca Piazza, 36 anni, e Giulia Gobino, 32 anni, dello studio Landmark di Rivoli Torinese, prevede infatti la riconversione della storica fabbrica di nastri, da quattro generazioni nelle mani della famiglia Bonicatti, con la costruzione di 10 appartamenti di pregio in bioedilizia. Una struttura residenziale che adotta tutte le migliorie e gli impianti d’ultima generazione per limitare, al massimo, manutenzione e consumi. Così, ad esempio, l’edificio, che raggiunge la massima prestazione energetica ottenibile, si autoraffredda e riscalda a costi bassissimi, grazie a un sistema che funziona attraverso sonde geotermiche che utilizzano lo scambio termico con la profondità del terreno.

Il progetto

Il cantiere prevede la demolizione completa e ricostruzione in sagoma, secondo la forma preesistente del 1800. Materiali di tipo naturale, fonti rinnovabili, uso massiccio del legno: queste le cifre per la realizzazione. I serramenti saranno in legno per avere una miglior performance energetica.

Costo circa 3 milioni di euro: basterà un anno per la realizzazione, un tempo record per una costruzione simile. Verrà costruito un basamento in cemento armato che ospita cantine e 11 box: sopra gli appartamenti in bioedilizia. “L’idea nasce come una sfida. Non c’è stato un incarico diretto dal committente, ma siamo stati noi, come team di progettisti, a proporre un progetto che stava prendendo forma nelle nostre teste – spiegano gli architetti Gobino e Piazza – La possibilità di riconvertire un edificio industriale in edificio residenziale, l’opportunità di riqualificare un’area al confine di Torino ma ai piedi della collina di Superga, l’occasione di sfruttare le tecnologie costruttive utilizzate ormai da decenni nel Nord Europa. Insomma: la possibilità di creare concretamente quel progetto che spesso si fantastica durante gli studi universitari, i convegni sulla sostenibilità, i dibattiti sulla direzione da prendere anche in architettura».

La suggestiva storia del Nastrificio Bonicatti
Nel 1848, alla vigilia della prima guerra d’Indipendenza, il signor Giovanni Bonicatti fondò a Torino in piazza Carlina l’azienda Nastrificio Bonicatti per la produzione e la fornitura delle ghette per l’Esercito Albertino. L’impresa fu trasferita in Borgo Vanchiglia nel 1860 dal signor Vincenzo Bonicatti, figlio di Giovanni, che aumentò la clientela differenziando la produzione con nastri, trine, cordoni, fiocchi e reticelle ferroviarie. Col trascorrere degli anni l’azienda si sviluppò ed incrementò la sua produzione ottenendo apprezzamento da sempre nuovi clienti. Nel 1886 Vincenzo Bonicatti, omonimo del padre, dopo un apprendistato a Saint Étienne in Francia, acquistò le fornaci di Borgata Rosa: qui trasferì la sede impiantando un opificio-nastrificio.

La presentazione all’esposizione di Parigi della nuova macchina Jacquard, che consente di produrre nastri con scritte, fu l’occasione per impiantarne una, costruita artigianalmente, nel nuovo opificio ed iniziare la tessitura dei primi nastri Jacquard e delle etichette.

In quel periodo il notevole sviluppo dell’azienda portò il numero dei dipendenti fino a cento unità.

Il figlio di Vincenzo, Pietro, che nel frattempo era subentrato nella gestione dell’azienda con due soci, nel 1923 decise di sciogliere la società e, rimasto unico responsabile, trasferì l’azienda a San Mauro Torinese.

Dopo la seconda guerra mondiale il signor Vincenzo Bonicatti, figlio di Pietro, proseguì l’attività. In quel periodo la tecnologia compì passi da gigante e Vincenzo Bonicatti realizzò l’ammodernamento di tutti i macchinari. In seguito si ebbe un significativo incremento della produzione e delle vendite, considerevole soprattutto negli anni sessanta. Con l’ingresso dei figli di Vincenzo Bonicatti, Franca e Pietro, attuali titolari dell’impresa, si è assunto la forma giuridica di S.r.l.

Negli anni Ottanta ci fu un radicale cambiamento dei sistemi di produzione con l’avvento dei nuovi telai elettronici che aumentarono notevolmente la produttività dell’azienda e permisero la realizzazione di prodotti impensabili alcuni anni prima.

La tecnologia in X-Lam

La tecnologia costruttiva per realizzare la struttura portante del Nastrificio 271, questo il nome del nuovo edificio, è in X-LAM (Cross Laminated Timber). Molti lo confondono con il legno delle tipiche case americane: in realtà, ha una staticità pari al cemento e all’acciaio. Il basamento del piano terra sarà realizzato in cemento armato con intonaco di colore scuro per enfatizzare lo sbalzo. L’intera facciata dell’edificio sarà finita a intonachino colorato in pasta, mentre i blocchi aggettanti delle logge saranno rivestiti con pannelli di lamiera tipo “Prefa”. A completamento, la copertura a falda e a doppia falda ospiterà i pannelli fotovoltaici per la generazione di energia elettrica dei locali comuni, mentre le sagome delle falde inclinate delle logge ricreeranno la forma tipica dei famosi tetti inclinati dei capannoni industriali.

L’incontro del legno X-LAM e del cemento armato permette d’ottimizzare i tempi di realizzazione, migliorando notevolmente la prestazione energetica dell’edificio e la salubrità interna della casa. L’obiettivo è creare un’abitazione a basso consumo: «Costruire con il legno significa costruire una parete che detiene caratteristiche di natura isolanti, raggiungendo livelli di comfort in termini di una migliore qualità dell’aria interna» continuano gli architetti Gobino e Piazza. I punti di forza di una struttura in X-LAM sono molteplici, dalla resistenza sismica e al fuoco all’elevata efficienza energetica, alla bassa conduttività termica del legno che contribuisce attivamente nella coibentazione dell’ involucro edilizio (necessita di pochissima energia in fase di riscaldamento e raffrescamento) , al migliore isolamento acustico, alla sostenibilità ambientale e durabilità nel tempo.

Gli impianti sono stati progettati per garantire il massimo risparmio energetico dell’edificio: pannelli fotovoltaici con pompe di calore collegate agli impianti radianti a pavimento per riscaldamento e raffrescamento degli ambienti interni con sistema di deumidificazione dell’aria interna. Infine, il complesso è dotato di una vasca di raccolta delle acque meteoriche, in prossimità dell’ingresso, per l’irrigazione delle aree verdi comuni.

L’edificio è completamente immerso nel verde, pur essendo vicino alla città, e guarda la Basilica di Superga e la collina grande. Le grandi aperture vetrate sono state proprio create per dare l’idea di vivere nel verde.

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