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Ambiente

Un bosco di piante tartufigene sorgerà nel parco di San Cassiano

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Tre progetti in sinergia per un solo risultato: la creazione di un nuovo bosco di piante tartufigene al parco di San Cassiano. Il risultato è il frutto della collaborazione tra il crowdfunding del Centro Nazionale Studi sul Tartufo per la piantumazione delle piante in collaborazione con l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Breath the truffle, la pulizia dell’area e Cultura Circolare, l’iniziativa ideata da Filippo Cosentino, direttore artistico dell’Associazione Milleunanota, un nuovo sistema di produzione e distribuzione di eventi culturali in un’ottica di sostenibilità.

Dal 2003 il Centro Nazionale Studi tartufo mette a disposizione impegno e competenza nel ripristino di tartufaie in declino di produzione in collaborazione attiva con i principali istituti di ricerca e le associazioni trifolao regionali in particolare attraverso l’unione delle Associazioni trifulau Pimontesi. Aree a Barbaresco, Castino, Alessandria, Viarigi, Belvedere Langhe, Monchiero sono state riportate all’equilibrio favorevole alla produzione del Tuber magnatum.

Sono varie le cause portano al deficit produttivo, così come diversi sono gli interventi che ogni sito richiede, ma in questo percorso quasi ventennale l’intento del Centro è fondamentalmente quello di preservare questo ambiente naturale attraverso un percorso culturale di attivazione di sensibilità. Anno dopo anno, confronto dopo confronto, sono stati raggiunti risultati spesso positivi. La tutela del tartufo è parte integrante di una cura ambientale ad ampio spettro che passa attraverso la cura dei boschi e delle aree marginali.

Gli studi ambientali e biomolecolari fino a oggi condotti hanno portato alla conoscenza di importanti caratteristiche quali:

– Costituzione di habitat epigeo
– Profilo pedoclimatico che consente lo sviluppo dei corpi fruttiferi
– Profilo genetico e simbiotico

Dal punto di vista naturalistico, il tartufo bianco è al centro di un sistema ambientale complesso, ed essendo la specie del genere Tuber più sensibile alle alterazioni sia pedoclimatiche che antropiche è anche il primo elemento a risentire di cambiamenti preoccupanti per tutto il sistema; ecco l’importanza di tutelare e monitorare il contesto specifico di crescita e sviluppo del Tuber magnatum come mezzo per salvaguardare tutto il complesso sistema ambientale autoctono di cui fa parte.

Il Tartufo bianco d’Alba, emblema dell’enogastronomia del territorio, è in assoluto un indicatore biologico, in quanto la sua esistenza è direttamente connessa alla salvaguardia del suo habitat naturale.

La Fiera Internazionale del tartufo Bianco d’Alba è il momento celebrativo di questo eccezionale prodotto, è la situazione ideale per dedicarsi del tempo e del piacere, l’evento autunnale per eccellenza, un appuntamento non frenetico per poter godere di cibo di qualità, ottimi vini, bellissimi panorami ed eventi culturali.

Dalla collaborazione tra Centro Studi ed Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba nel 2016 è nato il progetto Breathe the truffle, respira il tartufo, iniziativa che ha fatto sì che fossero ripristinate aree ad Alba, Roddi, Monforte e Barolo. Il percorso che il Centro Studi e L’Ente fiera insieme hanno deciso di intraprendere è più che altro culturale, con l’obiettivo di vedere nel tartufo un patrimonio da celebrare e tutelare.

A rendere sempre più completa questa direzione si inserisce un’ulteriore sinergia con l’associazione Milleunanota, che nell’ambito del cartellone della Fiera organizza i festival Milleunanota Jazz&Co. e Music on the bus. Milleunanota contribuisce al progetto di piantumazione occupandosi della comunicazione, dell’allestimento di una mostra fotografica una volta che saranno raccolte un numero significativo di foto che documentino la crescita delle piante e dell’organizzazione di un evento dal titolo “Il canto degli alberi”, un’esperienza unica per piccoli e grandi che potranno ascoltare e suonare insieme agli alberi. Inoltre, Milleunanota e Filippo Cosentino sono ideatori del progetto Cultura Circolare, il sistema di produzione e distribuzione di eventi culturali con il quale il sodalizio organizza da più di dieci anni la propria stagione di concerti. Grazie alla collaborazione con Erica Soc.Coop., è stata calcolata l’emissione di CO2 della stagione, e grazie alla preziosa collaborazione con il progetto del Centro Studi sul Tartufo sono stati attuati interventi di compensazione delle emissioni con la piantumazione di oltre 60 piante a vocazione tartufigena. Prima dell’impianto sono stati eseguite sull’area azioni di pulizia e ripristino importanti in località San Cassiano dove ha sede un parco cittadino, al fine di rendere il festival musicale un evento completamente sostenibile.

La Fiera del tartufo ha invece destinato una cifra importante alle azioni di tutela del tartufo, ricavata da un’autotassazione su tutte le esperienze proposte all’Alba Truffle Show.

“Il Tartufo Bianco d’Alba, grazie alla straordinaria azione di valorizzazione messa in atto nel corso degli anni, attiva sul territorio di Langhe Monferrato e Roero visitatori da ogni parte del mondo durante il periodo della fiera generando un’importante ricaduta economica sulle imprese del territorio. Per tali motivi l’Ente Fiera contribuisce in termini economici a supportare tutte le iniziative messe in atto in collaborazione con Centro Nazionale Studi Tartufo restituendo alla natura ciò che la natura ha contribuito a generare – commenta la presidente dell’Ente Fiera del Tartufo Liliana Allena -. La bellezza del paesaggio delle colline vitivinicole patrimonio dell’umanità UNESCO è da ammirare e preservare e siamo lieti che la cultura della tutela del territorio si diffonda sempre di più rafforzando il partenariato tra Enti pubblici e soggetti privati come nel caso del progetto Milleunanota e Breathe the Truffle nel parco di San Cassiano ad Alba”.

“Dobbiamo tutelare gli ambienti naturali nei quali cresce il tartufo. Come Centro Studi abbiamo pensato a delle azioni esemplari di manutenzione forestale e di piantumazione su aree pubbliche, d’intesa con i Comuni e cofinanziate dai fondi raccolti con la Fiera internazionale di Alba – afferma il presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo Antonio Degiacomi -. Ci sono anche iniziative portate avanti da Associazioni di Trifolao e da qualche privato. Stiamo lavorando affinché il nuovo Piano di sviluppo rurale contenga delle misure che incentivino questi progetti di intervento. Il tartufo è troppo importante per l’identità e la promozione del Piemonte.”

“A monte dell’iniziativa c’è un ripensamento di cosa deve essere e a cosa serve un evento culturale, quindi non solo partecipazione se vogliamo passiva o comunque intesa come momento più o meno isolato dalla vita quotidiana. Abbiamo portato il pubblico al centro della nostra programmazione, rendendolo consapevole di una partecipazione attiva a un evento culturale in grado di produrre un valore per la società: in questo caso, grazie alla preziosa disponibilità diffusa che il nostro territorio è in grado di attuare, il valore è rappresentato da sessanta alberi che compensano la CO2 emessa nell’ultimo anno dalla nostra Stagione di eventi. Inoltre, in prospettiva futura, questo valore ambientale può trasformarsi e crescere ulteriormente, dato il potenziale tartufigeno delle piante che sono state messe a dimora. Partecipare a un nostro evento significa quindi godere di un momento culturale condiviso con il tessuto sociale che ci appartiene, abbattendo i confini di inizio e fine dell’evento stesso e producendo un reale valore per l’ambiente e la società nella quale siamo immersi”, spiega il direttore artistico di Milleunanota, il chitarrista albese di fama internazionale Filippo Cosentino. L’associazione da anni ha infatti puntato su una programmazione sostenibile: “La sostenibilità di un evento è per noi un punto chiave sin dal rapporto fra risultati attesi e/o altamente prevedibili in base alla conoscenza del territorio e sopratutto al tipo intervento culturale che si sta proponendo e forze economiche messe in campo all’allestimento di un cartellone pensando alla più bassa dispersione di CO2 possibile per concludere con una progettazione in quest’ottica di tutto il processo comunicativo”.

(Foto di Fabio Santucci)

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