Cronaca
Gli allevatori di Devero: il libro di Rubino non è per bambini e fa propaganda
Riceviamo e pubblichiamo la posizione del Comitato Salvaguardia Allevatori VCO in relazione alle proteste avvenute nei giorni scorsi all’Alpe Devero in occasione della presentazione del libro di Rubino di cui vi abbiamo dato conto ieri.
Sono circa vent’anni che, in tutta Italia, si sono accese le proteste degli allevatori che devono fare i conti con le continue predazioni da parte dei lupi al loro bestiame. Lo stato non ha mai preso in mano la situazione, non ha mai gestito e non vuole gestire il problema lupo. L’Italia, con migliaia di lupi, è l’unico stato europeo che proibisce ogni abbattimento legale ai ni del contenimento e dove i branchi (anche ibridati) scorrazzano impunemente tra i centri abitati, assediano greggi, entrano nelle stalle, predano di continuo capre, pecore, bovini, asini e altri animali domestici. Recentemente anche delle manze nelle stalle del Parmigiano Reggiano in piena pianura padana.
In questo contesto, con predazioni che, in Ossola – in queste ultime due settimane – ci vengono comunicate giornalmente, il voler presentare un libro che racconta favole su lupi “buoni”, lupi “amici”, in un Museo dell’Alpeggio – come riportava il primo post sulla pagina Facebook di Matteo Rubino – ci sembra veramente fuori luogo…
Rubino propone, infatti, sotto le mentite spoglie di un “romanzo per bambini”, un’opera di propaganda, fortemente denigratoria per la nostra categoria. In più riprese, nel libro, viene ripetuto (sino a tre volte in due pagine) che i lupi aggrediscono il bestiame perché lasciato incustodito da allevatori hobbisti che devono “ammazzare il tempo”. Le predazioni, secondo il libro, sono da attribuire ai soli lupi in dispersione perché, una volta formatosi, il branco si dedicherebbe solo alla caccia ai selvatici e il danno agli animali domestici si ridurrebbe al minimo.
Questa è fantasia! Nel libro l’antropomorzzazione dei lupi, che inculca ai più giovani percezioni distorte e pericolose della realtà animale, arriva addirittura al punto che sono loro, i lupi, a decidere (come fossero dotati di discernimento morale) di proteggere gli animali domestici e una cagna incinta.
Che il libro di Rubino non sia un romanzo per bambini lo si capisce bene da questo passaggio: “Mi dovete togliere dal collo quel mentecatto di Preoli, il consigliere regionale di maggioranza… Ci sono politici da quattro soldi come lui, in cerca di voti e consenso tra i valligiani arrabbiati e i valligiani si arrabbiano per colpa della disinformazione… non voglio che questo analfabeta della politica…”.
Ai bambini si dovrebbero trasmettere contenuti onesti, non inculcare verità distorte che spingono a schierarsi con questo o quel partito. Le pesanti denigrazioni contenute nel libro di Rubino (non solo contro il consigliere regionale Preioni, ma contro la popolazione rurale e i pochi che ci appoggiano) sono rivolte agli adulti, sono propaganda politica.
Vorremmo far sapere alla gente, sgombrato il campo dalla propaganda contro di noi, che gli allevatori non odiano i lupi, il lupo fa il lupo. Tra noi ci sono anche alcuni convinti ecologisti.
Noi vorremmo semplicemente che si riettesse sui danni che sta creando la presenza di branchi e ul fatto che essa comporti la scomparsa dell’alpicoltura di questa zona (non diversamente in Svizzera, Austria, Alto Adige, Belluno, Valtellina).
Ci preme ribadire come la scomparsa degli allevamenti, il ritorno alla “natura selvaggia” di queste montagne, non porterà certo con sé il miglioramento del paesaggio, della sua fruibilità anche turistica e neppure della qualità di vita e di lavoro di chi abita il territorio. Né, alla ne, un bene ecologico per il pianeta. Non lo diciamo solo noi allevatori.
Il problema del lupo non è aatto quindi, come ci ha detto il sig. Costa, il vicesindaco di Baceno un: “problema vostro”. Ci spiace poi che il Costa abbia dipinto la nostra iniziativa come un campo di battaglia, additandoci come estremisti. A noi ha detto anzi di “andare all’Alpino” (dove c’era la presentazione di Rubino). Non sapevamo nulla riguardo l’assemblea del Consorzio del Devero per questo non è stata per niente nostra intenzione disturbarla. Se hanno dovuto interromperla
(per max. 10 min) per via della “musica di campanacci“(stavamo semplicemente camminando sulla strada, tornando alle macchine, dopo essere stati al bar alla ne del presidio), chiediamo comunque scusa per questo.
Non siamo andati né all’Alpino né presso altri locali; tantomeno abbiamo fatto “irruzione” da qualsivoglia parte (come infelicemente titolato da un quotidiano). Tutti coloro che erano a Devero hanno potuto constatare come il nostro presidio fosse ben distante dal luogo dell’incontro e come si sia limitato a un pacico volantinaggio nel quale si parlava con le persone.
Il sig. Rubino, che ci accusa di gravi minacce (ne risponderà nelle sedi competenti…), è venuto spontaneamente al presidio e si è trattenuto per oltre un’ora a discutere con noi, cosa che non avrebbe certo fatto se si fosse sentito minacciato e aggredito. È persino tornato una seconda volta dopo essersi allontanato. È grottesco che, per farsi pubblicità, riferisca di essere stato minacciato da uno di noi con un coltello (stava tagliano il salame per fare merenda).
Al presidio c’erano solo due persone “di fuori”, parenti o amici di lunga data di alcune di noi. Chi insinua che siamo spinti da chissà quali organizzazioni alle spalle, dalle quali ci lasciamo trumentalizzare, non ha capito nulla del problema lupo e della sua crescente e incontrollata presenza nelle aree rurali. Di fronte alla prospettiva di smettere la propria attività, anche una categoria pacica e dicile da organizzare, spinta da puro spirito di sopravvivenza, reagisce.
È la drammatica situazione che dà a noi allevatori di montagna questa forza.
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