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I detenuti del carcere di Saluzzo raccontano sul palco le loro “Cose nostre”

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Da giovedì 29 settembre a domenica 2 ottobre, alle 15 e in replica alle 17, presso la Casa di Reclusione di Saluzzo “Rodolfo Morandi” (Regione Bronda, 19/B) si terrà lo spettacolo teatrale a ingresso gratuito “Cose nostre” a cura dell’associazione di formazione e produzione teatrale Voci Erranti, con la regia di Marco Mucaria e Grazia Isoardi, portato sulla scena da una trentina di detenuti del carcere saluzzese.

Lo spettacolo, reso possibile grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, rientra nel progetto “Per aspera ad astra – Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza”, promosso da Acri (l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria) e sostenuto da undici Fondazioni di origine bancaria, tra cui la stessa CRC. Per informazioni telefonare a Voci Erranti al numero 340/3732192 o al 393/9095308 o scrivere a info@vocierranti.org. Gli spettatori prenotati (gli spettacoli sono sold out) dovranno presentarsi presso la Casa di Reclusione 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo per la verifica dell’autorizzazione all’ingresso, muniti di documento di riconoscimento in corso di validità.

“Come ogni settembre, la direzione della Casa di Reclusione apre i cancelli al pubblico che desidera assistere al nuovo spettacolo presentato dai detenuti della compagnia teatrale Voci Erranti. Lo spettacolo ‘Cose nostre’ – spiegano i registi Marco Mucaria e Grazia Isoardi – allude al tema della mafia, parola delicata che incute paura, rabbia, indignazione, antipatia e che si preferisce pronunciare il meno possibile o utilizzando la dicitura ‘criminalità organizzata’.

Il carcere di Saluzzo, nel settembre del 2019, per volontà del Ministro della Giustizia, è diventato di ‘Alta Sicurezza’ pertanto anche il gruppo dei partecipanti al laboratorio di teatro è cambiato totalmente. La domanda in noi è nata spontanea: continuare a fare teatro come niente fosse o iniziare a confrontarci con il cambiamento? Premesso che la mafia è parte della storia del nostro Paese e non solo, che è una delle caratteristiche identitarie più diffuse nell’immaginario collettivo universale e che per gli stessi italiani è parola usata e abusata per definire il nostro Meridione, sta di fatto che nonostante gli studi, le ricerche, i processi rimane ancora un grande mistero e un tabù”.

Lo spettacolo rientra nella programmazione annuale delle attività dell’Istituto saluzzese, iniziata nell’ottobre del 2002 come attività formativa per un gruppo di 20 reclusi, che nel tempo si è sviluppata fino a diventare parte di un progetto nazionale coordinato dalla Compagnia della Fortezza del carcere di Volterra.

Oggi l’attività comprende una formazione annuale per attori, due corsi per tecnici audio-luci e scenografi; oltre alle rappresentazioni teatrali interne all’Istituto penitenziario, il progetto offre anche repliche in realtà esterne con i detenuti autorizzati all’uscita dal Magistrato di Sorveglianza di Cuneo (ci sono anche ex detenuti che hanno continuato l’esperienza teatrale), repliche riservate a studenti e docenti delle scuole nell’ambito dell’iniziativa “Educare alla libertà” e la partecipazione a momenti di formazione con gli studenti dell’Università di Torino.

“Con questo spettacolo – concludono Mucaria e Isoardi – non si vuole analizzare il fenomeno mafia, né entrare in merito alle questioni etico-morali per dare risposte e spiegazioni. ‘Cose nostre’ è una sfida che i detenuti del laboratorio hanno accolto in quanto hanno accettato di leggere con ironia alcuni atteggiamenti che li caratterizzano, ridere sulle tragedie non per mancanza di rispetto verso le vittime, né per sminuire le responsabilità individuali e sociali e tanto meno per banalizzare la storia del nostro Paese.

Ma anche ridere per iniziare a pronunciare quella parola, per scalfire un po’ l’alone di omertà che l’avvolge, per dire a voce alta ‘noi siamo anche questo’. È uno spettacolo giocoso, ricco di colore e movimento, adatto a tutte le età, che ha come obiettivo principale quello di stimolare la curiosità storica con le sue relative domande. I detenuti hanno accettato la sfida, ora tocca a noi volere un reale e concreto cambiamento culturale e sociale per fare in modo che le “cose nostre” diventino patrimonio e responsabilità di tutti”. Lo spettacolo, autorizzato dalla Direttrice del carcere saluzzese Giuseppina Piscioneri e da Maria Andolina e Cinzia Sannelli dell’Area Educativa, si tiene con la collaborazione di Francesca Reinero per le scenografie e di Davide Caleri per le luci.

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