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Cultura

Dopo 97 anni chiude la Casa del Libro in Galleria Subalpina a Torino

Redazione Quotidiano Piemontese

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Dopo 97 anni chiude la Casa del Libro in Galleria Subalpina a Torino Nata nel 1926 grazie all’ingegnere toscano-napolatano Ulisse Pisani, era stata per generazioni come la libreria dell’Ebreo e le stesse generazioni hanno comprato in Galleria Subalpina libri nuovi e usati.

Ulisse Pisani, fondatore del negozio si era trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Dopo una brillante carriera accademica e nonostante molte offerte di lavoro decise di trasformare la sua passione per i libri in un mestiere.

Nacque La Casa del Libro con la prima sede in via Principe Amedeo, ma presto si trasferì in Galleria Subalpina 24 per diventare un punto di riferimento per i torinesi con il tucano imbalsamato piazzato su una mensola a diventare il simbolo della libreria.

La Casa del Libro vendeva ogni tipo di materiale di interesse culturale: libri usati, libri antichi, documenti storici, riviste, cartoline, autografi e memorabilia di ogni tipo.

Da fine gennaio la libreria apre a singhiozzo e si sta svuotando dei preziosi libri. Prima la chiusura era stata giustificata da un inventario come spiegato in un cartello, ma ora anche il cartello è sparito. Ma il negozio non riapre. Sono decisamente troppo alte le spese per l’affitto e i tempi sono cambiati per il mercato dei libri.

Negli anni ’60 l’Ebreo era stato raccontato così nel libro Cahier Vecchia Torino

Il Libraio della giovinezza. Quando, ragazzi, intessevamo il nostro piccolo commercio di libri, ce ne andavamo sotto la Galleria Subalpina dal “libraio con la barba”. Posavamo sul banco tarlato i libri sui quali ben poco avevamo appreso. Erano i nostri libri di scuola, quelli che si amano troppo tardi, quelli che si ricordano con più nostalgia: gli antichi testi scolastici per cui non esiste presente, ma soltanto passato.
Il libraio della Galleria è il nostro passato, anche lui, come i libri che sovraccaricano gli scaffali – fra essi forse i nostri – impaccati e legati, da cui emana un odore appassito. Ce lo ricordiamo quell’odore inconfondibile di vecchi libri, di polvere grigia: per è noi l’odore della giovinezza, quando ragazzi rubavamo un volume della biblioteca di papà e lo vendevamo al libraio della galleria, per andare al cinema.
A tornare tra i vecchi scaffali del vecchio negozio ci si ritrova: tra i ragazzi che fanno e dicono quello che facevamo e dicevamo noi, seduti sui gradini o sulle borse cariche. Lui, il libraio con la barba, è ancora lì dietro al banco tarlato. Niente è cambiato, ci siamo anche noi tra quei ragazzi, come se ormai fossero passati cento anni, e il tempo ci avesse livellati, tutti eguali, tutti alla stessa età. E quei ragazzi che ora vediamo al nostro posto, cederanno il posto ai loro figli, perchè così deve essere.
E il vecchio libraio con la barba? Ci sarà. Noi ce lo ricordiamo da sempre e le nostre mamme lo ricordano. Forse rimarrà a tener ferma la nostra giovinezza, a custodire i nostri libri. All’ora dei pasti, esce dal banco tarlato, sollevando l’asse di passaggio, e se ne trotterella via, a piccoli passi bevi, affrettati; ritorna più tardi, con sulla testa un basco scuro che lo fa somigliare a una scultura di Gemito.

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