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Cronaca

Prof difende gli studenti durante un controllo antidroga in una scuola a Susa: per questo mi hanno denunciato

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Lui si chiama Simone Zito e insegna filosofia e Scienze Umane all’ISS Ferrari di Susa. Lo scorso 10 novembre raccontò sulla sua pagina facebook quanto accaduto nella sua scuola durante un controllo antidroga, parlando delle modalità ritenute eccessive, di studenti bloccati in classe, di funzionari scolastici che, a sue richieste, hanno risposto in maniera violenta (Alla mia domanda “Ma se a qualcuno scappa, devo fargliela fare nel cestino?” mi risponde con tono minaccioso e intimidatorio “Sei con noi o contro di noi?” Ho provato a spiegare che le mie erano domande per capire come comportarmi e se era il caso di porla in questi termini “o con noi o contro di noi” e mi ha risposto “si” andandosene. Quanto accaduto è avvenuto davanti a studenti e colleghi).

“Le forze dell’ordine hanno imposto che nessuno uscisse dalle aule, – scriveva tra le altre cose – di fatto sequestrando i ragazzi all’interno degli spazi senza permettere a nessuno di uscire e vietando loro di andare in bagno. C’erano operatori scolastici che presidiavano il cortile e il perimetro dell’edificio come fossero guardie di un penitenziario.”

E ancora: “Durante la lunga presenza di un ingente quantitativo di forze dell’ordine diversi studenti si sono sentiti male: una studentessa DSA è scoppiata in lacrime prima di una verifica perché spaventata dai lampeggianti delle volanti per ricordi dolorosi legati alla morte di sua nonna e ci sono state crisi di panico e una sensazione di malessere e angoscia diffusa.”

Quel post si chiudeva con una serie di interrogativi: “Queste prove muscolari educano? Fanno diminuire il numero di consumatori di droghe (nel 2022 siamo ancora qui a criminalizzare la cannabis, sigh)? Denunciare o segnalare ai servizi sociali degli studenti li farà redimere e tornare sul retto cammino o segnerà situazioni familiari e individuali già precarie? Ma soprattutto: è ancora possibile dissentire a scuola, dire di non essere d’accordo? Con noi o contro di noi? Se mi si mette davanti ad una scelta, sarò sempre dalla parte degli studenti”.

Adesso, mesi dopo quella giornata, Simone Zito è tornato a parlera di quella giornata e vi riportiamo integralmente il suo nuovo racconto:

Buongiorno, mi chiamo Simone Zito e la mia preside mi ha denunciato
Spesso si dice che più una persona sa scrivere, meno parole usa, quindi provo a fare così. Ai tanti che in questi mesi mi hanno chiesto come era finita la “questione al Ferrari” rispondo che per aver cercato di tutelare gli studenti e per aver reso pubblico quelli che per me e altri docenti si costituivano come abusi compiuti contro centinaia di minorenni e lavoratori della scuola, la Dirigente mi ha denunciato per diffamazione ai Carabinieri e all’Ufficio Scolastico Regionale.
Dato che la mia condotta sembra non aver avuto nessun contenuto delittuoso e non avendo pertanto ricevuto alcun tipo di sanzione, ‘qualcuno’ ha colto l’occasione di uno scambio di battute da me avuto con un’amministrativa per accusarmi di “aggressione” e “atteggiamento minaccioso”. Il dialogo è stato della durata di 30 secondi, cordiale e mai sopra le righe, ma l’amministrativa si sarebbe sentita così male da dover chiamare l’ambulanza e rimanere in mutua diversi giorni. Il tutto ovviamente è stato confermato da altri amministrativi vicini alla dirigenza. Quindi ho ricevuto una seconda segnalazione all’USR che si è conclusa con un provvedimento di “censura”.
Chi mi conosce sa che sono una persona mite, ma sa anche che non ho mai distolto lo sguardo di fronte a un’ingiustizia. Pertanto, dato che posso provare quello che dico e che quello che faccio me lo impone la deontologia del meraviglioso mestiere che ho l’onore di esercitare, con i miei avvocati impugnerò la censura e proseguirò l’azione legale. Questo perché ho dovuto affrontare diverse conseguenze fisiche, emotive ed economiche. Non è stato facile. Ho dovuto lasciare i miei studenti con cui avevamo iniziato a condividere la bellezza e l’importanza della filosofia, quando viene fatta con testa e cuore. Sono stato nei fatti costretto a rinunciare a un lavoro meraviglioso, in cambio di notti insonni e giorni con poco appetito.
Alla mia domanda nel ‘famoso’ post di novembre dove chiedevo se fosse ancora possibile dissentire a scuola, rispondo “sì” a patto che si sia disposti a ricevere una denuncia ai carabinieri, due segnalazioni all’USR, perdere 18 punti in due classi di concorso, il lavoro per quest’anno e danni economici tra i 7000 e i 15000 euro. Ah, la salute un po’ ne risente.
Ne vale la pena? Si, assolutamente. Questo è l’insegnamento più importante che vorrei dare ai miei allievi quest’anno: combattere un sistema ingiusto vale sempre la pena. La cultura dovrebbe servire soprattutto a questo e a capire che la dignità, l’umanità e la coscienza vengono prima dei soldi. Il lavoro che facciamo è troppo importante per dimenticare che si insegna prima di tutto con l’esempio.
Molti brutti posti si fondano sull’omertà e il silenzio dei giusti e la connivenza e il vantaggio di persone ‘disponibili’. I ragazzi non dovrebbero crescere e formarsi in luoghi simili.

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