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Archiviate le denunce contro gli attivisti che hanno contestato la ministra Roccella al Salone del Libro di Torino

Il Procuratore di Torino ha stabilito l’assenza di condotte violente durante la protesta di Non Una Di Meno, Extinction Rebellion e Fridays for Future al Salone del Libro 2023

Caterina Malanetto

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TORINO – Tutte le denunce contro gli attivisti che avevano protestato contro la ministra per la famiglia, Eugenia Roccella, durante il Salone del Libro di Torino del 2023, sono state archiviate. La ministra aveva visto il suo intervento interrotto da circa cinquanta attivisti provenienti dai movimenti femministi Non Una Di Meno, e dagli ambientalisti di Extinction Rebellion e Fridays for Future. In seguito all’evento, l’assessore regionale Maurizio Marrone aveva presentato una denuncia per violenza privata contro gli individui riconosciuti. Tuttavia, il Procuratore ha deciso di archiviare il caso, sostenendo che non ci sono state evidenze di comportamenti violenti da parte degli attivisti.

Il fatto

Durante l’evento, gli attivisti erano presenti tra il pubblico e hanno interrotto il discorso della ministra alzandosi e mostrando cartelli con il messaggio “Proteggiamo i corpi e la terra“. Roccella aveva invitato alcune di loro a unirsi a lei sul palco, sottolineando il suo passato di partecipazione a sit-in e di essere stata espulsa in diverse occasioni. In risposta, gli attivisti hanno pubblicato un comunicato, esprimendo il loro disappunto per l’attenzione data alle posizioni della ministra senza affrontare la crisi climatica.

Dopo l’evento, diversi politici avevano denunciato episodi di violenza. La Ministra Roccella aveva parlato dell’aggressività dei manifestanti in varie interviste, mentre Matteo Renzi aveva citato il “fascismo degli antifascisti” di Pasolini.

Nonostante le numerose dichiarazioni contrastanti, la richiesta di archiviazione della Procura di Torino, firmata dalla Pm Sellaroli, ha stabilito che non ci sono state condotte minacciose, violente o intimidatorie da parte degli attivisti. Il decreto di archiviazione ha specificato che la protesta si è limitata a intonare cori e ad alzare la voce, senza comportamenti aggressivi o intimidatori.

La contestazione, secondo la Procura, rappresentava un esempio di come un cittadino possa esprimere dissenso nei confronti di un personaggio politico senza ricorrere alla violenza.

Il caso ha riacceso il dibattito sulla libertà di espressione e sul diritto di protesta, temi sempre più attuali soprattutto in un periodo di crescente tensione sociale.

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