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Prevenzione: il 38% dei torinesi farebbe più controlli se i tempi di attesa si accorciassero

Oltre ai tempi di attesa a Torino influiscono molto anche considerazioni economiche

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TORINO – I torinesi fanno ancora poca prevenzione, e i tempi di attesa eccessivi sono uno dei fattori principali che li scoraggia a farne di più. A dirlo è l’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità[1] di UniSalute, che insieme a Nomisma ha sondato l’attitudine nei confronti dei controlli e delle visite di prevenzione nel capoluogo piemontese.

Dalla ricerca, emerge come la percentuale di torinesi che dichiara di monitorare la propria salute con controlli regolari si attesti al 42%: ancora una minoranza, quindi, seppur in crescita rispetto al 33% dell’ultima rilevazione. In questo senso, ridurre i tempi di attesa sembra essere una delle chiavi per incentivare i torinesi a prendersi maggiormente cura della propria salute: circa quattro intervistati su dieci (38%) affermano che sarebbero disposti a effettuare più controlli, se i tempi di attesa si accorciassero, e il 17% se ci fosse maggior disponibilità di date e orari.

Ma come si comporta concretamente chi vive sotto la Mole rispetto a esami e controlli di prevenzione? Partendo dai dati positivi, è incoraggiante che quasi la totalità del campione (93%) affermi di essersi rivolto al proprio medico di base almeno una volta nel 2023. Negli ultimi 12 mesi, inoltre, circa quattro torinesi su cinque (79%) hanno anche svolto delle analisi del sangue, un controllo essenziale per la diagnosi di tantissime malattie.

Risultano però ancora decisamente trascurate molte visite specialistiche: più di un torinese su tre (36%), ad esempio, non fa una visita odontoiatrica o un’igiene dentale da oltre 3 anni, e il 35% non ha mai eseguito una visita dermatologica per la valutazione dei nei. Anche la situazione dei controlli tipici della salute femminile non è rassicurante: non va dal ginecologo da almeno 3 anni una torinese su quattro (26%), e da altrettanto tempo una su tre (33%) non effettua un Pap test.

In questo senso, oltre ai tempi di attesa a Torino influiscono molto anche considerazioni economiche: tra chi non ha effettuato alcun esame di prevenzione da oltre tre anni, quasi la metà degli intervistati (47%) cita come motivazione i costi troppo elevati (contro il 36% del dato nazionale), e il 45% dice che ne effettuerebbe di più se fossero gratuiti.

Ma l’indagine di UniSalute evidenzia anche quanto pesi sulle decisioni delle persone la scarsa cultura della prevenzione: circa sei torinesi su dieci (59%) confessano di evitare le visite, rimandandole in caso di problemi di salute trascurabili (45%) o ammettendo di cercare di farne il meno possibile (14%). Il 43%, infine, dichiara di preferire curarsi solo quando comincia a soffrire di un disturbo o di una malattia vera e propria.

 

[1] Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nomisma a dicembre 2023 su di un campione di 1.200 persone stratificato per età (18-75 anni), sesso ed area geografica con sovracampionamento nelle province di Milano, Torino, Padova, Bologna, Napoli

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