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Alessandria

Ad Alessandria trovato un gatto scuoiato in strada: è il secondo caso in pochi mesi

L’impegno di Rizzi è quello di ottenere una legislazione con pene severe per chi maltratta o uccide gli animali

Alessia Serlenga

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ALESSANDRIA – Un gatto trovato scuoiato in strada a Sale, in provincia di Alessandria. La Polizia Locale, rinvenuto il povero micio, ha provveduto al trasporto presso un ambulatorio veterinario dove è morto poco dopo il ricovero. Le brutali ferite non lasciavano, infatti, molte speranze.

Attendiamo l’esito dell’esame autoptico – ha dichiarato Enrico Rizzi, attivista per i diritti degli animali – ma i tagli della pelle che ho avuto modo di vedere, potrebbero escludere l’ipotesi dell’aggressione da parte di un cane e propendere per un atto di sadismo. Purtroppo – ha aggiunto Rizzi – sarebbe solo l’ultimo caso di una lunga serie”.

Altri casi in Italia

Lo scorso dicembre, infatti, un gattino privato della propria pelle era stato rinvenuto ad Angri, in provincia di Salerno, seguito pochi giorni dopo da un secondo gatto al quale era stato inserito un petardo in bocca in provincia di Barletta – Andria – Trani. A gennaio, invece, il cane Pit bull “Aron” venne arso vivo a Palermo e purtroppo anche per lui non c’è stato nulla da fare. L’ultimo caso, sempre nel capoluogo siciliano, è di un povero cane picconato in testa e gettato nell’immondizia.

Credo – ha aggiunto Enrico Rizzi – che se da un lato è possibile pensare ad atti di persone squilibrate, dall’altro non può non rilevarsi la pericolosa incongruità della legge italiana sul maltrattamento di animali. Nessuno, infatti, nonostante i facili slogan che vedo ancora fare, rischia la galera mentre le sanzioni, considerate le enormità delle crudeltà inflitte, sono irrisorie”.

La legge 189 del 2004, che dovrebbe punire i casi di maltrattamento e uccisione di animali, voluta dall’allora governo Berlusconi, ha escluso i casi di colpa (non volontà di maltrattare o uccidere) relegandoli al debolissimo articolo 727 del Codice Penale (abbandono di animali) che a nulla serve. In altri termini per essere puniti di un maltrattamento o uccisione di animale, anche nelle ipotesi gravissime, occorre la dimostrabilità della volontà di compiere il gesto. Quella che sembra una disquisizione giuridica da invece adito all’imputato di potersi difendere arrivando a sostenere, come avvenuto nel passato, di non essersi accorto di avere gettato ancora vivo il proprio cane in un contenitore dell’immondizia o addirittura averlo seppellito che respirava. Al massimo una sanzione per illecito “smaltimento”, come un sacco di immondizia.

Sempre la legge 189 del 2004, incredibilmente sbandierata come quella che porta in galera chi maltratta o uccide un animale, prevede pene massime che precludono le porte del carcere, salvo nel caso dell’associazione a delinquere (difficile da provare) e per particolarissime, quasi uniche, fattispecie.

Ritengo – ha concluso Rizzi – che il problema risieda più a monte, ossia nella disomogeneità delle legislazioni tra i vari Paesi dell’Unione europea. Ad oggi, ad esempio, c’è chi prevede ancora la soppressione dei cani accalappiati”.

L’impegno di Rizzi, è pertanto quello di lavorare assieme agli europarlamentari degli altri Paesi, affinché tutti gli Stati membri si forniscano, secondo i dettami dell’Europa, di una legislazione certa e con pene severe per chi maltratta o uccide gli animali.

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