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Scuola e formazione

UniTo e guerra Israele-Palestina: gli studenti marciano in rettorato e chiedono un Senato pubblico con il rettore Geuna

Interrotta la seduta del Senato accademico. I consiglieri scrivono un documento che invita Geuna all’assemblea pubblica del 21 maggio

Sandro Marotta

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TORINO – Questa mattina (giovedì 16 maggio) circa 50 studenti sono entrati nel palazzo del rettorato dell’Università di Torino e, dopo aver dialogato con i membri del Senato accademico, hanno chiesto al rettore Geuna di organizzare una seduta straordinaria per discutere le richieste dell’acampada in solidarietà alla Palestina.

Il corteo

Questa mattina avrebbe dovuto svolgersi un’assemblea pubblica dentro Palazzo Nuovo (occupato da lunedì in solidarietà alla Palestina) in presenza di Stefano Geuna, rettore dell’Università. Il docente di Anatomia umana però ha rifiutato l’invito con questo comunicato: “Care e cari, grazie per la comunicazione che, come peraltro ricordato all’interno, non fa che ribadire quanto già detto nel nostro incontro di ieri. In quell’occasione UniTo ha avanzato la richiesta prioritaria di consentire la didattica in presenza a Palazzo Nuovo durante settimana di occupazione; richiesta che non è stata accolta. In più, la questione ora riproposta di ridiscutere gli accordi con Israele è stata già discussa dall’organo deputato a queste decisioni, cioè il Senato Accademico, non più tardi di un mese fa. In quella stessa seduta, il Senato ha approvato la mozione sul bando Maeci e, insieme, si è pronunciato contro ogni forma di boicottaggio verso le università israeliane. Nel complesso, quindi, tutti i temi sul tavolo sono già stati affrontati e discussi nelle sedi opportune. Non si ravvisa quindi l’utilità dell’invito a partecipare all’assemblea“.

Dopo un’assemblea a Palazzo Nuovo, alle 10,30 un corteo di 50 studenti è partito in corteo e ha raggiunto il rettorato, dove ha interrotto la seduta del Senato accademico.

Le richieste

Gli studenti hanno ribadito le rivendicazioni che stanno animando l’occupazione non solo della sede di via Sant’Ottavio, ma anche di Fisica e del Politecnico. Le richieste sono quattro: lo stop alle collaborazioni dell’università con gli altri atenei israeliani e con le aziende attive nel settore della guerra; la trasparenza totale degli accordi tra UniTo/PoliTo ed enti esterni; l’embargo militare a Israele e il cessate il fuoco immediato a Gaza.

In particolare, dentro il rettorato i manifestanti hanno chiesto “una presa di posizione politica e l’impegno formale nel rescindere tali accordi e la convocazione di una seduta congiunta tra Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione di UniTo, pubblica ed aperta alla comunità studentesca tutta per discutere le procedure utili alla rescissione dei suddetti accordi e la firma di un documento ufficiale che veda la presa di impegno formale per il rispetto di tali procedure”.

I risultato

“Solo dopo una lunga discussione e una presa di posizione determinata e precisa da parte dell3 studenti – si legge nel comunicato dffuso dagli organizzatori della protesta – i consiglieri hanno redatto e inviato un documento in cui richiedono al Rettore questa seduta straordianaria congiunta, prevista per martedì 21 maggio, con la specifica che sia in presenza e aperta all3 studenti”.

Questo il comunicato ufficiale dell’Università di Torino: “I sottoscritti Consiglieri del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Torino, alla luce delle richieste degli studenti presenti in data odierna nella Sala Mario Allara dalle ore 10,00, che si sono qualificati come esponenti di Intifada Studentesca, richiedono che il 21 maggio 2024 si svolga in presenza una seduta congiunta Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione garantendo nelle forme idonee la partecipazione della comunità studentesca”

Nei prossimi giorni Geuna sceglierà se essere presente o declinare l’invito. Nel frattempo continuano le occupazioni nella sede principale del Politecnico, a Palazzo Nuovo e a Fisica.

Il fenomeno torinese non è isolato: come abbiamo spiegato in questo articolo, in questo mese sono in corso diverse occupazioni non solo in Italia (Bologna, Milano, Pisa, Padova), ma anche nel mondo (Francia, USA, Germania, Paesi Bassi).

 

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