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Cronaca

Detenuta si soffoca con un sacchetto nel carcere di Torino. Osapp: “È una strage”

“È inconcepibile che responsabili politici non si rendano conto del significato e delle cause che stanno provocando una vera e propria strage nelle carceri italiane”

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TORINO – Una detenuta di 65 anni nel padiglione femminile del carcere di Torino si è suicidata soffocandosi con un sacchetto. Si tratta del 36esimo suicidio nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno.

Per Leo Beneduci, Segretario Generale del sindacato Osapp “è inconcepibile che responsabili politici quali il ministro della giustizia Carlo Nordio ed il sottosegretario delegato Andrea Delmastro non si rendano conto del significato e delle cause che stanno provocando una vera e propria strage nelle carceri italiane e che in luogo delle frasi di circostanza dovrebbe vedere l’urgenza di interventi immediati in ordine al sovraffollamento penitenziario (16.129 detenuti in più delle capienze possibili), 7000 unità di polizia penitenziaria in meno delle effettive esigenze richieste nelle carceri, lo svilimento delle funzioni di polizia penitenziaria per quanto attiene ai compiti legati alla sicurezza degli istituti penitenziari al contrasto delle criminalità organizzate e dai compiti legati al reinserimento sociale dei reclusi laddove,  si rammenta, sono oltre seicento i poliziotti penitenziari sottoposti ad iniziative  di natura penale e oltre 200 quelli sospesi dal servizio in procedimenti che durano anni e che nella maggioranza dei casi si concludono con l’assoluzione perché i fatti non sussistono”.

“Come Osapp, dopo la manifestazione nazionale davanti al ministero della giustizia dello scorso 16 maggio, – conclude Beneduci – su tali gravi problematiche ne stiamo organizzando di ulteriori di cui la prossima a piazza Montecitorio a dimostrazione ed a denuncia dei fallimenti dell’attuale governo come dei precedenti in tema di carceri e di polizia penitenziaria laddove i politici dimenticano sempre che la sicurezza dei cittadini dipende dalla funzionalità del carcere e che dal carcere prima o poi i detenuti escono”.

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