Seguici su

Salute

Pirosi retrosternale: meccanismi e gestione dell’iperacidità

Il bruciore di stomaco è il sintomo principale di un’incompetenza dello Sfintere Esofageo Inferiore, che espone l’esofago all’azione corrosiva dell’acido gastrico

Redazione Quotidiano Piemontese

Pubblicato

il

La pirosi retrosternale, comunemente nota come bruciore di stomaco, è il sintomo cardinale della risalita del contenuto gastrico acido nell’esofago. Questa manifestazione di iperacidità è prevalentemente correlata a un malfunzionamento della barriera antireflusso e richiede interventi mirati, farmacologici e dietetici, per prevenire il danno mucosale e alleviare il disagio.

Il bruciore di stomaco rappresenta una delle lamentele gastroenterologiche più frequenti nella popolazione generale. Sebbene episodi isolati di reflusso siano fisiologici e possano occorrere in chiunque, la loro frequenza e intensità definiscono una condizione patologica nota come Malattia da Reflusso Gastroesofageo, MRGE. Il sistema digestivo è progettato per confinare l’acido cloridrico, essenziale per la digestione proteica, all’interno dello stomaco. Quando questa protezione viene meno, l’epitelio dell’esofago, non dotato degli stessi meccanismi di difesa contro l’acido di cui è provvisto lo stomaco, subisce un’aggressione chimica. Comprendere i fattori che contribuiscono a questa “perdita di sigillo” è fondamentale per l’inquadramento clinico e la scelta terapeutica più efficace.

Fisiopatologia: l’incompetenza dello sfintere

Il meccanismo principale alla base del bruciore di stomaco è l’incompetenza dello Sfintere Esofageo Inferiore, SFI. Questo muscolo ad anello agisce come una valvola unidirezionale tra l’esofago e lo stomaco. In condizioni normali, mantiene un tono di contrazione che impedisce al contenuto gastrico di risalire, rilasciandosi solo al passaggio del bolo alimentare durante la deglutizione. Nei pazienti che soffrono di pirosi frequente, si verificano Rilassamenti Transitori dello Sfintere Esofageo Inferiore, eventi brevi ma frequenti non correlati alla deglutizione. Questi rilassamenti anomali consentono ai succhi gastrici e alla pepsina di risalire. Fattori anatomici, come la presenza di un’ernia iatale – una condizione in cui una porzione dello stomaco risale nel torace – o l’obesità addominale, che aumenta la pressione sulla cavità gastrica, contribuiscono a indebolire la barriera antireflusso.

Il quadro sintomatologico e le sue varianti

La pirosi si manifesta tipicamente come una sensazione di bruciore che ha origine a livello epigastrico, ovvero l’area centrale superiore dell’addome, e si irradia verso l’alto, dietro lo sterno. È un dolore che spesso peggiora in posizione supina, ad esempio durante il riposo notturno, o quando il busto viene flesso in avanti, poiché la gravità favorisce la risalita del contenuto gastrico. Il sintomo è spesso accompagnato dal rigurgito acido, la percezione di liquido amaro o acre in bocca, senza che vi sia sforzo di vomito. Esistono inoltre manifestazioni atipiche che possono mimare altre patologie. Si riscontrano dolore toracico non cardiaco, disfagia, ovvero difficoltà o dolore durante la deglutizione, raucedine mattutina e tosse stizzosa cronica, sintomi che sono la diretta conseguenza dell’irritazione delle vie aeree da parte dei micro-reflussi di acido.

Strategie farmacologiche per il controllo dell’acidità

La gestione del bruciore di stomaco si avvale di una scala terapeutica basata sulla potenza e sulla durata d’azione dei farmaci (es: Geffer).

  • Antiacidi neutralizzanti; (Forniscono un sollievo rapido ma temporaneo. Agiscono neutralizzando direttamente l’acido cloridrico nello stomaco. Contengono spesso sali di alluminio e magnesio, che tamponano il pH. Sono utili per episodi sporadici);
  • Antagonisti dei recettori H2; (Farmaci che riducono la produzione di acido cloridrico bloccando i recettori dell’istamina sulle cellule parietali dello stomaco. Hanno un’azione più duratura degli antiacidi, ma sono spesso utilizzati per il trattamento a breve termine o per il mantenimento);
  • Inibitori di Pompa Protonica (IPP). (Sono la classe di farmaci più potente e a più lunga azione. Bloccano in modo irreversibile le pompe protoniche, le strutture che pompano idrogenioni, e quindi acido cloridrico, nello stomaco. Sono la terapia d’elezione per la MRGE severa e per la guarigione delle lesioni esofagee).

Il ruolo determinante dello stile di vita

Anche la farmacologia più avanzata non è sufficiente se non accompagnata da modifiche comportamentali.

  • Dieta; (Si raccomanda la riduzione di alimenti e bevande che alterano la pressione dello SFI o stimolano la produzione di acido, come menta, cioccolato, caffè, alcol, cibi grassi e pasti abbondanti. Si preferiscono pasti piccoli e frequenti);
  • Posizione; (Dopo i pasti si consiglia di non sdraiarsi immediatamente. Per il riposo notturno, è utile elevare la testata del letto di circa 15-20 centimetri per sfruttare la forza di gravità e impedire il reflusso);
  • Fumo e peso corporeo. (La nicotina riduce il tono dello SFI, mentre il peso corporeo in eccesso, specialmente a livello addominale, aumenta la pressione intragastrica, aggravando la condizione).

IN SINTESI

Il bruciore di stomaco è il sintomo principale di un’incompetenza dello Sfintere Esofageo Inferiore, che espone l’esofago all’azione corrosiva dell’acido gastrico. La gestione di questa condizione richiede un approccio su più livelli: la farmacologia con antiacidi o, per i casi cronici, con Inibitori di Pompa Protonica; e la modifica degli stili di vita, essenziale per ridurre i fattori di rischio come la pressione sullo stomaco e il consumo di sostanze che rilasciano lo sfintere.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI

Iscriviti al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *